Milano Dallo yacht di Flavio Briatore al bunga bunga. Dal Force blue a villa Gernetto. C’è una nuova inchiesta che punta, fra squilli di tromba, direttamente sul Rubygate e dintorni. Un’indagine annunciata fragorosamente dal Fatto quotidiano il due giugno scorso. Ora però ecco servite, su Repubblica, le telefonate intercettate. Conversazioni fra Flavio Briatore e Daniela Santanchè. Colloqui offerti ai lettori del quotidiano in tempo quasi reale, perché i due si parlano e si riparlano ripetutamente ad aprile. Due mesi fa. È la sbobinatura in diretta dell’indagine.
I lettori possono aggiornarsi e seguire da vicino le mosse degli investigatori genovesi.
Qualche tempo fa la Guardia di finanza apre un’inchiesta sull’ex manager della Formula Uno. L’accusa è lontanissima da Arcore e dalle feroci polemiche dei mesi scorsi. La contestazione riguarda Briatore e solo lui. L’imprenditore non avrebbe pagato le tasse, tutte le tasse dovute, per la gestione del suo Force blue, uno yacht da sessanta metri, con un equipaggio di dodici uomini e la bandiera delle isole Cayman. Briatore viene dunque spiato passo passo al telefono. Si cercano le prove dei pasticci fiscali ma, guarda la combinazione e la fortuna dei detective, si apre per incanto un nuovo file. Briatore parla a ruota libera con il sottosegretario per l’Attuazione del programma. Niente di strano. I due sono amici, si conoscono e si frequentano da molti anni, sono stati anche soci nel Billionaire, l’esclusivo locale della Costa Smeralda.
Si discute di politica, ci si sofferma sui problemi di Berlusconi, si fanno considerazioni, a volte amare, su quel che è accaduto e continua ad accadere ad Arcore. «Tutto continua come prima, non è cambiato un c...», sospira lui. I militari ascoltano e prendono nota. Il Force blue è sempre più lontano, Berlusconi invece si avvicina sempre di più. Briatore e la Santanchè continuano a discutere, si scambiano notizie e voci.
Lo yacht è una sagoma sempre più sfuocata, a Genova riempiono nastri su nastri e trascrivono meticolosamente. Parola per parola. È una ricerca fortunata, benedetta dal destino, quella dei finanzieri: la barca non c’entra più niente ma, vuoi mettere, qua c’è di mezzo il processo che la procura di Milano ha aperto contro il presidente del Consiglio per sfruttamento della prostituzione minorile e concussione. Così Genova sviluppa uno stralcio e poi al momento opportuno, nei giorni scorsi, invia le carte a Milano, a Ilda Boccassini. Che così trova altri elementi, sia pure indiretti, per costruire e rafforzare il castello accusatorio.
Ancora qualche giorno e il succo delle conversazioni è già di dominio pubblico. In pratica, l’ascolto avviene sulle colonne di Repubblica. Che può titolare a tutta pagina: «Le telefonate Briatore-Santanchè». Insomma, un’altra ammaccatura per il Cavaliere e il suo entourage. In pratica, i pm liguri hanno ascoltato due personaggi vicini al premier, classificati fra i suoi fedelissimi, e dai loro dialoghi, arati per giorni e giorni, possono ricavare elementi utili per l’accusa.
Genova, partendo dal Force blue, viene in soccorso di Milano. E chi legge può trovare suggestioni per la campagna permanente anti Cavaliere.
Si sa, è tutto previsto dal codice. Milano indaga su Ruby, anzi ha ormai chiuso l’indagine e ha avviato il processo. Ma le altre procure, tutte le altre procure, possono portare acqua al mulino dell’accusa. Non solo: la divulgazione di quelle chiamate è rapidissima. Del resto, proprio il Rubygate ci ha abituato a questi ritmi indiavolati. Si intercetta e si pubblica. Quasi senza soluzione di continuità. In particolare Nicole Minetti e le altre ragazze di Via Olgettina leggono su tutti i giornali quel che si sono dette solo pochi giorni prima. Sfoghi. Pianti. Insinuazioni. Accuse reciproche. Espressioni volgari. Viene tutto riversato sulla stampa. L’inchiesta corre in due direzioni: verso il processo e verso l’opinione pubblica.
«È tutto come prima», commenta Briatore. Ma con una differenza. Non più lì, ad Arcore, ma nell’altra villa. Villa Gernetto, sede dell’Università delle libertà. «Tutto come prima - prosegue Briatore - non è cambiato un c... Stessi attori, stesso film, proiettato in un cinema diverso. Come prima, più di prima.
E si ripete anche il copione investigativo: Genova raccoglie diligentemente i fascicoli e li invia a Milano. Tutte le inchieste portano al Cavaliere.
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