Milano - Per uscire dalla tenaglia, così, come preannunciato a Bruxelles, due settimane fa, e confermato ieri ad Acerra, Berlusconi, nel momento più alto dello scontro sulla giustizia, aveva scelto di rivolgersi direttamente agli italiani. Nel pomeriggio, però, la retromarcia. "Avevo detto che non sarei più andato in televisione ma ora - ha spiegato ieri ad Acerra - ho accettato perché è necessario che i cittadini sappiano dal loro presidente del Consiglio cosa si cerca di far succedere in Italia in questo momento". Nel primo pomeriggio, però, il cambio di programma. Niente puntata speciale di Matrix. "La puntata di stasera con ospite Silvio Berlusconi non si farà": lo ha annunciato Enrico Mentana.
La puntata avrebbe dovuto avere come tema la giustizia e le intercettazioni telefoniche. "Peccato - aggiunge il conduttore - è un’occasione perduta, ma sarebbe
stata peggio un’occasione onorata solo a metà. Si capisce chiaramente che il premier dice: non mi conviene". Poi ha aggiunto scherzando: "Berlusconi ha fatto il regalo di compleanno a Veltroni...".
No al gossip Da Palazzo Chigi arriva una spiegazione ufficiale: "Il governo ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di attività. Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in secondo piano le tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi che inquinano e ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni, deviando l’attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell’azione di governo".
Decreto Oggi si saprà se il decreto sulle intercettazioni sarà inserito nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani. Appare peraltro scontato almeno un suo primo esame domani. Ed è spuntata l’ipotesi di proporre con urgenza solo la materia della privacy. Il premier Silvio Berlusconi, che staserà sarà in video a Matrix, sembra determinato a fare il possibile per bloccare lo stillicidio delle intercettazioni. Ma il leader del Pd, Walter Veltroni, lo attacca: "Quello delle intercettazioni è il problema centrale di una persona sola e non di milioni di italiani".
L'attacco dell'Idv "E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile. Credo che l’informazione debba prevalere". Così Massimo Donadi, capogruppo dell’Idv alla Camera, commenta a Radio Radicale l’ipotesi della pubblicazione di nuove intercettazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che coinvolgerebbero, secondo indiscrezioni di stampa, alcune ministre. "Io sono rispettoso al massimo della privacy dei cittadini italiani - dice Donadi - ma credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca. Se poi quest’uomo politico riveste cariche istituzionali di massimo rilievo prevale quasi sempre il diritto dei cittadini ad essere informati. Negli Usa Bill Clinton è stato al centro di una bufera mediatica per vicende sessuali con Monica Lewinsky - aggiunge il deputato Idv -. Credo sia stato giusto che gli americani abbiano potuto conoscere la morale del loro massimo rappresentante politico".
Carfagna sdegnata Il ministro per la Pari opportunità, Mara Carfagna, non entra nel merito delle polemiche per le intercettazioni e bolla tutto come "gossip". A chi le chiede un parere sul dibattito politico la Carfagna a Napoli risponde: "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero, e quindi non me ne occupo".
La "battaglia" di Veltroni Se il Governo non rinuncerà all’emendamento blocca-processi e presenterà un decreto sulle intercettazioni, il Pd darà battaglia in Parlamento. È l’avvertimento lanciato dal segretario democratico Walter Veltroni, durante la conferenza stampa al termine della riunione del governo ombra. "Se il governo continuerà con l’atteggiamento che ha tenuto in questi venti giorni - spiega il leader Pd - se non toglieranno l’emendamento che sposta i processi e se faranno un atto incostituzionale come quello di presentare un decreto sulle intercettazioni, allora devono mettere nel conto un inasprimento del clima parlamentare perchè l’opposizione risponderà difendendo le prerogative del Parlamento con tutti gli strumenti a sua disposizione". "Se il governo vuole fare un decreto lo faccia sui salari, sugli stipendi, sulle pensioni e sui prezzi perchè queste sono le urgenze del Paese", continua il leader democratico accusando l’emendamento di essere "una specie di mini indulto". Secondo l'ex sindaco di Roma il governo ha inserito un emendamento "per garantire lo spostamento di un solo processo, quello del presidente del Consiglio". Così facendo verranno rinviati i processi per "reati come l’omicidio colposo, la ricettazione, la rapina, il furto, l’incendio doloso, la violenza carnale e perfino le intercettazioni ambientali".
Casini: "Ci si occupi dei problemi seri" "Le famiglie non ce la fanno ad arrivare a fine mese, alle forze di polizia vengono decurtati pesantemente gli organici e noi siamo qui a parlare di intercettazioni". Così il leader centrista, Pier Ferdinando Casini, interviene nella polemica degli ultimi giorni sulla possibilità che il governo Berlusconi approvi un decreto legge sulle intercettazioni. "In un Paese serio - sostiene Casini - il Governo e il Parlamento si occupano dei problemi seri e non di quelli secondari e irrilevanti. Mi auguro che al più presto si torni a parlare delle questioni serie e non di quelle che interessano solo alla casta". Quanto alle norme sulla sospensione dei processi meno gravi, contestate dall’opposizione e contenute nel decreto sicurezza all’esame delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, il leader dell’Udc dice: "Aspettiamo lo show down, che è il momento dell’approvazione in commissione di questi provvedimenti. Ci auguriamo - conclude Casini - che venga tolto il cosiddetto blocca-processi, in modo da avere un confronto più spedito sul dl sicurezza".
La frenata di Fini Solo oggi si saprà se il decreto sulle intercettazioni sarà ufficialmente inserito nell’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri di domani. Ma appare ormai scontato quanto meno un suo primo esame in cdm, come annunciato questa sera da Niccolò Ghedini. E spunta l’ipotesi di proporre con urgenza solo la materia della privacy. Silvio Berlusconi intanto riflette ma non sembra intenzionato a recedere. Una presa di posizione che sta creando forti tensioni politiche e istituzionali. Tant’è che, al di là delle proteste dell’opposizione, la linea netta scelta dal Cavaliere non convince nemmeno i suoi alleati. Nel corso di una colazione di lavoro a Montecitorio,sarebbe stato proprio Gianfranco Fini ad esprimere al Cavaliere le sue perplessità in maniera chiara e diretta. Ancora irritato per l’interpretazione che Berlusconi ha fornito ieri della nota di Napolitano sul Csm, il presidente della Camera avrebbe posto l’accento sulle difficoltà pratiche di approvare il decreto in tempo, tenuto conto della pausa estiva e dell’oggettivo ingorgo legislativo in cui versa il Parlamento.
"Così - ha argomentato Fini - questo dl rischia di essere un decreto a perdere". Infine il leader di An avrebbe esortato il premier a ricreare un clima di "concordia istituzionale", evitando altri conflitti con il Colle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.