Roma - Il relatore del ddl sulle intercettazioni, Roberto Centaro (Pdl), ha annunciato a Skytg24 la volontà di ritirare l’emendamento che aggrava le pene per i giornalisti che pubblicano atti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione. Rimangono, però, le pene già approvate in Commissione Giustizia del Senato: "Chiunque pubblica, in tutto o in parte, anche per riassunto o a guisa d’informazione, atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione, è punito con l’arresto fino a 30 giorni o con l’ammenda da euro mille a euro 5mila. Se il fatto riguarda le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni telefoniche o di altre forme di telecomunicazione, le immagini mediante riprese visive o l’acquisizione della documentazione del traffico delle cnversazioni o comunicazioni stesse, la pena è dell’arresto fino 30 giorni o dell’ammenda da euro 2mila a euro 10mila». Per gli editori la Commissione Giustizia del Senato ha già approvato la maxi multa da 64.500 a 464.700 euro. La Commissione del Senato ha inoltre eliminato lo spiraglio aperto dalla Camera che consentiva «la pubblicazione per riassunto" prima dell’udienza preliminare degli atti non più coperti dal segreto. Per chiunque prenderà "diretta cognizione" di atti del procedimento penale coperti dal segreto è prevista la reclusione da 1 a 3 anni.
Casson: "Primo passo" "Il ritiro dell’emendamento del relatore sulle pene ai giornalisti è un primo passo significativo, ma del tutto insufficiente. È il frutto delle contestazioni decise dell’opposizione in Parlamento e di quelle dei giornalisti, degli editori e dei cittadini. Vedremo ora quale sarà il testo definitivo e quali saranno le decisioni del governo e della maggioranza prima di dare una valutazione definitiva. In ogni caso la sanzione del carcere per i giornalisti deve essere esclusa, anche in ottemperanza alle recenti sentenze della Corte europea dei Diritti uomo di Strasburgo. Per evitare che lo Stato italiano venga condannato ulteriormente". Lo afferma il senatore Felice Casson, vicepresidente del gruppo.
Udc: "un buon passo" "Il ritiro dell’emendamento del relatore Centaro, che aggrava le pene per i giornalisti che pubblicano atti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione, Š un buon passo indietro. Tuttavia, crediamo che non si possa procedere alla riforma di un così importante strumento di indagine con la logica del gambero". È quanto afferma in una nota il presidente dei senatori Udc Gianpiero D’Alia". Il ritiro dell’emendamento - continua D’Alia - ci sembra pi— rivolto ad evitare spaccature all’interno della maggioranza anzich‚ mostrare una reale apertura al contributo delle opposizioni. L’obiettivo dell’Udc - conclude il capogruppo centrista - rimane quello di raggiungere l’equilibrio tra il diritto alla privacy e il mantenimento degli strumenti necessari ai magistrati per le indagini contro la criminalità e i reati odiosi".
Sky: "Ricorreremo a tutti gli organismi europei" Sky Italia "accoglie con grande preoccupazione le norme previste dal disegno di legge sulle
intercettazioni approvate ieri dalla Commissione Giustizia del Senato". Con una nota diffusa nel pomeriggio la
pay-tv annuncia l’intenzione di ’dar battaglià, almeno legale, contro il disegno di legge sulle intercettazioni. "Queste norme -si legge nella nota- rappresentano un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione, ma
soprattutto costituirebbero una grande anomalia a livello europeo. Per questo motivo Sky, editore di Sky Tg24,
chiederà un intervento a tutte le Autorità internazionali competenti, anche ricorrendo presso la Corte europea dei
diritti dell’Uomo". "Il diritto a un’informazione completa è un diritto irrinunciabile per ogni cittadino -aggiunge il gruppo- ma è
anche un dovere fondamentale per ogni editore.
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