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Intercettazioni, Fassino cita Prodi

Il segretario Ds in una conversazione con Consorte tira in ballo il premier: "Abete se l'è lavorato". Ma Fassino si difende: "Contro di noi clima torbido". Palazzo Chigi costretto alla difesa d'ufficio esprime piena fiducia alla Quercia.  Il banchiere fermò la scalata e si tenne il posto

Intercettazioni, Fassino cita Prodi

Milano - Le guerre nel centrosinistra. Raccontate attraverso il colino delle intercettazioni. Da Palazzo di giustizia filtrano altri brani dei dialoghi avvenuti fra i protagonisti della vicenda Unipol nell’estate del 2005. Ora a spuntare, in un dialogo fra Piero Fassino e Giovanni Consorte, è il nome di Romano Prodi: «Abete ha lavorato Prodi dicendogli che fate l’operazione senza i soldi per gestirla». Questo il grido d’allarme lanciato dal segretario dei Ds in una conversazione del 5 luglio.

È il momento in cui l’ambizioso progetto del presidente di Unipol sta prendendo forma. In campo ci sono già gli spagnoli di Bbva e Unipol sta valutando l’ipotesi di trattare con l’istituto di credito di Bilbao: adesione all’Opa in cambio di un rafforzamento nel ramo vita. Ma Consorte sta in realtà lucidando un’idea alternativa: portare dalla propria parte gli immobiliaristi del cosiddetto contropatto, titolari di un robusto pacchetto pari al 27 per cento circa delle azioni Bnl, e sparigliare il gioco portando a casa la Bnl. In questa situazione, mutevole e per certi aspetti confusi, ciascuno dei contendenti cerca di pesare le carte e di scegliere la soluzione più conveniente. Il presidente di Bnl Luigi Abete è preoccupato: l’avanzata di Unipol rischia di metterlo fuorigioco.

Ecco quindi che nella grande partita a scacchi interna alla sinistra, Abete fa i suoi passi e, secondo Fassino, cerca di far leva su Prodi per mettere i bastoni fra le ruote della cordata Unipol. Fassino ha appena incontrato proprio Abete, come preannuciato dal leader diessino in una precedente telefonata a Consorte in cui gli chiedeva consigli in vista dell’appuntamento.

Ora il segretario dei Ds riferisce all’amico l’esito di quel colloquio. Il racconto è a tratti esilarante, ma fa capire la rete di interessi scatenata dalla partita Unipol dietro le quinte della vita politica italiana. «È arrivato qui Abete tutto trafelato», è l’esordio del leader dei Ds. «Cosa voleva?», chiede allarmato Consorte che certo non ha bisogno di ulteriori grane. «Non ho capito niente», è l’ancor più allarmante replica di Fassino. «Qual è la proposta?», domanda paziente Consorte, abituato a spiegare e rispiegare a Fassino il senso dell’operazione avviata. «Proposta non ce n’è - ribadisce Fassino -, non ho capito niente». Ma il segretario dei Ds in realtà qualcosa ha afferrato e finalmente lo esplicita: «Abete ha lavorato Prodi dicendogli che fate l’operazione senza i soldi per gestirla».
Abete, in effetti, ha colto un elemento di debolezza e insieme di forza nel piano ideato da Consorte. L’abilità del presidente di Unipol starà infatti nel convincere i contropattisti a vendere al network di banche e cooperative amiche che il 18 luglio usciranno simultaneamente allo scoperto, consegnandogli la maggioranza assoluta di Bnl.
Consorte risponde però all’obiezione di Abete: «Questo lo dice lui». «Io ti sto facendo il quadro», afferma Fassino, sempre più avvoltolato nei panni dell’ambasciatore. Consorte, perplesso, torna alla carica: «Ma, va be’, qual è la proposta?» Fassino chiude il discorso: «Ma non ha avanzato nessuna proposta».

Il 15 luglio, in un altro frammento dei brogliacci depositati dal gip Clementina Forleo, Consorte torna a lamentarsi dell’azione di sabotaggio intrapresa da Abete. Il 15 luglio l’assalto a Bnl è ormai molto avanti, Consorte è convinto di essere a un passo dalla vittoria, ma Abete è ancora lì a creare problemi e a cercare di rompere la compagnia color arcobaleno messa insieme da Consorte: banche estere, istituti di credito italiani, coop rosse e finanziarie come l’Hopa di Chicco Gnutti. «Sostanzialmente - dice al senatore Nicola La Torre - ci sono tutte le condizioni per fare l’Opa, facendo anche valore, al limite un po’ più alto, per eliminare quella testa di c.. di Abete che continua a imperversare». «Ho visto», è il laconico commento di La Torre. In quel momento il «sogno» dei Ds, come lo chiamerà D’Alema, è a portata di mano.

E svanirà solo nelle settimane successive.

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