Roma - Tirare la corda il più possibile evitando che si spezzi. Questa l’indicazione data da Fini ai suoi sul disegno di legge intercettazioni. Il presidente di Montecitorio vorrebbe ritoccare il provvedimento approvato in Senato ma senza arrivare alla rottura su questo fronte. Ecco perché il fedelissimo Italo Bocchino, ieri, era più cauto sul da farsi: «Spetta al ministro Alfano decidere se andare fino in fondo sul testo del Senato, o se migliorarlo». E ancora, lasciando intendere che i finiani proporranno delle modifiche: «La minoranza alla Camera farà il suo dovere di coscienza critica costruttiva del Pdl». Bocchino riconosce «che molti nostri suggerimenti sono stati accolti ma ciò non toglie che continueremo a far notare alcune incongruenze». Fino a che punto si spingerà la pattuglia finiana? Bocchino si fa rassicurante: «Non metteremo in discussione il percorso concordato».
Insomma, «morire» per le intercettazioni non se ne parla proprio. Un anonimo deputato vicino al presidente della Camera confida: «Sul sito di Generazione Italia sono arrivate centinaia di mail che ci invitano a non mollare, non possiamo non tenerne conto. Oggi, poi, non può che farci piacere che anche Pecorella abbia espresso perplessità sul documento uscito dal Senato».
In effetti anche il pidiellino Gaetano Pecorella, in un’intervista, s’era detto favorevole ad aggiustamenti: «Il testo può essere migliorato sui temi costituzionali della privacy, della giustizia e della libertà di stampa, equilibrandoli meglio». Gli spazi di manovra, tuttavia, sembrano preclusi visto che il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto sposa il niet di Bossi: «Condivido il suo altolà.
Il testo è stato già ampiamente modificato, recependo le richieste dei finiani». Idem il responsabile Giustizia del Carroccio, Matteo Brigandì: «La posizione della Lega è chiara: la legge sulle intercettazioni va fatta. Se alla Camera la modifichiamo, non si andrà mai alla fine».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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