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Intercettazioni, il governo pone la fiducia al ddl

Il governo pone alla Camera la questione di fiducia sul ddl in materia di intercettazioni. La Camera boccia la mozione con cui il leader Pd chiedeva al governo di abrogare il lodo Alfano. La norma protegge dai processi le quattro più alte cariche dello Stato

Intercettazioni, il governo pone la fiducia al ddl

Roma - Trovata la quadra sul lodo Alfano. Governo e maggioranza hanno deciso di porre la fiducia sul Lodo Alfano. Intanto la Camera ha bocciato la mozione con cui il segretario del Pd, Dario Franceschini, chiedeva al governo di abrogare il lodo Alfano. L’Idv ha chiesto e ottenuto il voto separato delle tre parti di cui si componeva il dispositivo. Il primo conteneva la richiesta esplicita di cancellare la norma che potregge dai processi le quattro più alte cariche dello Stato ed è stato respinto.

Accordo sulle intercettazioni "Il testo è quello dell’accordo di maggioranza", ha spiegato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, rispondendo ai cronisti al termine della riunione sul ddl intercettazioni cui hanno preso parte il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il ministro della semplificazione legislativa Roberto Calderoli, il ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, la presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno, i capigruppo della Lega e del Pdl Cota e Cicchitto e Niccolò Ghedini. E così, nel pomeriggio, il governo ha fatto sapere di aver deciso di porre la fiducia alla Camera sul ddl in materia di intercettazioni. È la quindicesima fiducia chiesta dall’esecutivo alla Camera, la diciannovesima nei due rami del parlamento dall’inizio della legislatura.

Il testo da votare Intercettazioni autorizzate solo se ci sono "evidenti indizi di reato", possibiltà di pubblicare atti giudiziari dal momento in cui ne sono a conoscenza indagato o difensore, carcere per chi pubblica intercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione commutabile in pena pecuniaria, intercettazioni quasi impossibili per i telefonini degli 007. Il testo del maxiemendamento al ddl intercettazioni su cui il governo porrà la questione di fiducia coincide sostanzialmente con il testo uscito dalla commissione Giustizia di Montecitorio integrato con gli emendamenti presentati in Aula dal relatore Giulia Bongiorno e dal sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo: l’unica modifica ulteriore riguarda un "chiarimento" chiesto dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nella riunione di maggioranza di oggi. Maroni ha chiesto che nel testo sia specificata la possibilità per il pm di acquisire con urgenza i tabulati. Secondo me non ce n’era bisogno perché nel ddl tabulati e intercettazioni sono equiparati, ma lo abbiamo specificato.

Assicurato il diritto di cronaca Il diritto di cronaca è assicurato perché si prevede che il segreto cada nel momento in cui difensore o indagato vengono a conoscenza dell’atto giudiziario che sarà pubblicabile per riassunto e mai attraverso testi di intercettazioni. Cambia anche la norma frutto del famigerato emendamento Bergamini: resta la detenzione da 6 mesi a 3 anni per chi pubblica intercettazioni delle quali sia stata ordinata la distruzione, ma i 6 mesi saranno commutabili in pena pecuniaria. Nel maxiemendamento, spiega Bongiorno, è stato recepito anche l’emendamento Caliendo sugli 007: per mettere sotto controllo i telefonini degli agenti dei servizi segreti il procuratore generale dovrà farne diretta richiesta al presidente del Consiglio (entro 5 giorni dall’inizio delle operazioni) e questi avrà 30 giorni di tempo per opporre il segreto di Stato. Gli atti trasmessi a Palazzo Chigi dovranno essere immediatamente secretati e, fino a quando non si otterrà una risposta dal capo del governo, le informazioni inviate potranno essere utilizzate nel procedimento solo nel caso in cui ricorrano "esigenze cautelari di eccezionale gravità". 

La bocciatura della Camera No dell’aula della Camera alla mozione presentata da Franceschini che impegnava il governo ad abrogare il Lodo Alfano, la legge, approvata l’anno scorso, che garantisce l’immunità alla prime quattro cariche dello Stato. La mozione conteneva anche passaggi sulle riforme e sulla necessità di risolvere la "questione giustizia" ed è stata respinta con una tripla votazione su parti separate, come richiesto dall’Idv. È stata anche bocciata dall’assemblea di Montecitorio la mozione presentata dal leader Idv, Antonio Di Pietro.

Mentre ha avuto via libera la mozione del Pdl: l’unica su cui il Governo aveva dato parere favorevole, che ribadice l’utilità dello scudo processuale nei confronti delle più alte cariche. 

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