«Intercettazioni, niente stop ma si può cambiare»

«Intercettazioni, niente stop ma si può cambiare»

Roma Sul ddl intercettazioni «nessuno stop» e «nessuna blindatura». Il provvedimento, fa sapere Angelino Alfano, andrà avanti al Senato secondo l’iter già stabilito visto che «nessuno aveva mai parlato di porre la fiducia» a Palazzo Madama.
Parole, quelle del ministro della Giustizia, che arrivano dopo la mattutina lettura dei giornali, Repubblica in particolare. Alfano, infatti, non gradisce la ricostruzione del suo incontro di venerdì con Giorgio Napolitano che - scrive il quotidiano - considererebbe il ddl sulle intercettazioni «irragionevole», «incostituzionale» e «gravemente dannoso per le indagini» tanto da escludere la controfirma se non sarà modificato.
«Sono sorpreso - dice il Guardasigilli - e smentisco chiaramente questa ricostruzione. Offro la prova di quanto dico nel ricordare che la commissione Giustizia del Senato tratterà così come era previsto il ddl sulle intercettazioni». Insomma, insiste Alfano, il provvedimento è modificabile perché l’iter in commissione «era già stato stabilito» e «confidiamo possa essere approvato in tempi rapidi». Dunque, nessuno stop. Peraltro, fa notare chi da tempo segue il provvedimento nella maggioranza, «si era già deciso di ritoccare il testo nella parte in cui regola la possibilità di effettuare intercettazioni a carico di componenti dei servizi». Questione che sarebbe già stata affrontata in sede di Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza presieduto da Francesco Rutelli.
Il ministro della Giustizia, dunque, respinge l’ipotesi di uno scontro con il Quirinale. Perché, dice, «né in questa circostanza né in altre il capo dello Stato ha mai espresso giudizi nel merito di singole norme in esame in Parlamento». Che poi Napolitano possa aver manifestato una qualche perplessità sulle voci che da giorni nella maggioranza danno per scontato il ricorso a un voto di fiducia è altra cosa. Ma sul punto il governo non ha intenzione di fare forzature. D’altra parte, Silvio Berlusconi puntava ad un testo ben più restrittivo di quello poi approvato alla Camera e certo non ha intenzione di mettersi a incrociare il fioretto con Napolitano per un provvedimento che giudica già piuttosto annacquato. Anche perché in queste ultime settimane più d’una volta il Quirinale si è dimostrato sensibile alle richieste della maggioranza, in primo luogo con l’appello ad abbassare i toni in vista del G8.
L’iter «già concordato e stabilito», spiega dunque Alfano, «consegna ai senatori un testo lungamente meditato dalla Camera (per un anno!) ed anche da vari esponenti della nostra coalizione che lo hanno condiviso». Per questo il Guardasigilli lo definisce «un testo» con «un impianto robusto, ragionevole, e condiviso» al punto che quando è stato sottoposto al voto segreto della Camera «ha ricevuto numerosi voti anche da parte di esponenti dell’opposizione». «Nessuno - ribadisce - aveva mai parlato di porre la fiducia al Senato e dunque non c’è alcuna novità in questo senso. Nessuno aveva mai parlato di immodificabilità del ddl ma sempre e solo di un impianto capace di essere sostenuto anche al Senato, che è un ramo del Parlamento libero e sovrano». E ancora: «Nessuno aveva annunciato un percorso a rotta di collo o con l’acqua alla gola e dunque non c’è alcun ripensamento da comunicare o da annunciare».


Parole, queste, su cui Dario Franceschini arriva con qualche ora di ritardo se ancora a sera invita il governo a «rivedere» il testo. «Non conosco i turni dell’ufficio stampa del Pd - ironizza il pdl Osvaldo Napoli - ma anche di sabato sarebbe bene che qualcuno avvisasse il segretario di quel che accade...».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica