Politica

Intercettazioni, pubblicabili solo gli atti rilevanti Fini: buon senso. Il premier: resta come prima

Ecco la modifica "anti-bavaglio" che introduce l'udienza-filtro: a indagine chiusa il giudice potrà stabilire gli ascolti rilevanti, gli unici pubblicabili. Esulta Fini: "Ha prevalso il buon senso". Ma il premier è deluso: "Così non cambia nulla"

Intercettazioni, pubblicabili solo gli atti rilevanti 
Fini: buon senso. Il premier: resta come prima

Roma - Trovata la quadra nella maggioranza. Il governo ha presentato il suo atteso emendamento al ddl intercettazioni, firmato dal sottosegretario Caliendo. Il termine per la presentazione dei subemendamenti è stato fissato per domani mattina alle 9. Il problema era quello dell'udienza-filtro. La proposta di modifica che il governo ha presentato punta a rendere pubblicabile il contenuto delle intercettazioni solo dopo l'udienza-filtro: cioé l'udienza nella quale il magistrato fa la selezione, insieme alle parti, degli "ascolti" rilevanti da quelli irrilevanti. Solo i primi potranno essere pubblicabili, "anche per riassunto". "Cade così il bavaglio per la stampa - commenta la finiana Annamaria Siliquini - è una vittoria del parlamento". A chiedere questa modifica, infatti, erano stati i finiani anche su suggerimento del Colle.

I tempi Nessun rinvio a settembre: la maggioranza sarà pronta a portare in aula alla Camera il provvedimento sulle intercettazioni, come previsto, per il 29 luglio. Lo afferma il capogruppo Pdl a in commissione Giustizia a Montecitorio, Enrico Costa. "L’emendamento del governo - spiega Costa - è un emendamento di sintesi ed è un tassello che completa il percorso. Domattina scadono i termini per i subemendamenti e poi si comincerà a votare in commissione per essere pronti per il 29 luglio. Non ci sarà alcun rinvio". 

Il premier critico Le ultime modifiche alla legge sulle intercettazioni produrrano un apparato normativo che "lascerà pressappoco situazione com’è adesso, ovvero non lascerà agli italiani la libertà di parlare al telefono". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha commentato le modifiche al ddl in commissione giustizia alla Camera. "L’Italia - ha aggiunto - non sarà un Paese davvero civile come per esempio la democraticissima Inghliterra dove le intercettazioni telefoniche non possono essere portate come prova nei processi né dall’accusa né dalla difesa. Qui da noi è uno scandalo assoluto: il privato senza aver commesso nessun reato può venire registrato e vedere le conversazioni finire sui giornali. Con un senso completamente diverso perché basta cambiare una frase". Secondo Berlusconi "la battaglia sulle intercettazioni porta fuori il difetto della nostra democrazia", una democrazia "costruita con un’architettura costituzionale non in grado di produrre invterventi di ammodernamento e democratizzazione". Proseguirà quindi "lo scandalo assoluto di un privato che, senza aver commesso reati, può venire registrato e vedere poi le sue conversazioni su un giornale che possono avere un peso completamente diverso visto che basta tagliare una frase. Queste leggi non piacciono - ha proseguito - a certi signori della magistratura di sinistra che le impugnano davanti alla Corte Costituzionale composta a sua volta da undici giudici di sinistra".

Fini: "Buon senso, in linea con la Carta" Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, plaude all’accordo raggiunto sulle intercettazioni: "Oggi è stato raggiunto un punto di compromesso, ha prevalso il buon senso", ha detto Fini incontrando alcuni amministratori locali a Pescara, secondo quanto riferiscono alcuni presenti. "Un compromesso - ha aggiunto - che per me afferma tre grandi valori costituzionali: libertà di stampa, diritto alla privacy e diritto-dovere delle autorità di polizia di contrastare il crimine e accertare le responsabilità". 

Alfano: "Unico punto di arrivo possibile" "Dopo due anni di lavoro e discussioni parlamentari, posso affermare che il testo odierno sulle intercettazioni è l’unico punto di arrivo attualmente possibile", ha dichiarato il Guardasigilli Angelino Alfano, sottolineando nello stesso tempo "l’attuale situazione parlamentare ed istituzionale, al fine di conciliare diritto alla privacy, diritto di cronaca ed efficienza delle indagini". Per il ministro, "va riconosciuto che il contenuto del ddl intercettazioni, così come delineato dagli emendamenti fino ad oggi presentati in Commissione giustizia, è senz'altro meno ambizioso rispetto a quanto previsto nel nostro programma di Governo".  

Esultano i finiani "È innegabile che l’emendamento presentato dal governo va incontro alle istanze rappresentate dal mondo dell’informazione. Sicuramente si tratta di qualcosa di molto positivo". Così il presidente della commissione Giustizia alla Camera, la finiana Giulia Bongiorno, commenta la proposta di modifica presentata dall’esecutivo al ddl intercettazioni. "La direzione verso la quale ci muoviamo mi sembra un passo avanti" conclude.

Casini: "Testo profondamente migliorato" Il testo del ddl intercettazioni "è sicuramente migliorato": "Bisogna dirlo senza esitazioni, è inutile fare un polemica spicciola pur di farla". Così Pier Ferdinando Casini commenta le modifiche proposte alle nuove norme sugli ascolti all’esame della commissione Giustizia della Camera. "Il testo è profondamente migliorato e riteniamo che sia anche un nostro successo", insiste il leader dell’Udc a margine di un convegno a Roma. "Dopo di che si può fare a settembre, ma è un altro discorso...". 

Protesta il Pd La maggioranza fa "sempre passi indietro e tenta di salvare capre e cavoli". È il giudizio della capogruppo del Pd in Commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, a una prima lettura dell’emendamento presentato dal governo. Con le modifiche che il governo apporta al ddl intercettazioni, spiega Ferranti, "rimane il black out informativo fino alla chiusura delle indagini preliminari o dell’udienza preliminare. È una mezza via che non risolve i problemi cruciali" che pone il provvedimento, "è un compromesso".

L'emendamento Nell’emendamento presentato dal governo si afferma il principio secondo il quale, nel corso delle indagini, l’obbligo del segreto per le intercettazioni "cade" ogni qual volta ne sia stata valutata la rilevanza. In questo senso viene inserita la previsione secondo la quale la documentazione e gli atti relativi alle intercettazioni sono coperti da segreto fino al momento dell'udienza-filtro. In questo momento del processo, infatti, si selezionano le intercettazioni depositate dal pm e si escludono quelle relative a fatti, circostanze o persone estranee alle indagini. Stabilito questo principio, il governo propone quindi di sopprimere tutta quella parte del testo nel quale si prevede il divieto di pubblicazione delle intercettazioni sino alla conclusione delle indagini. Ma si sopprime anche la norma che specificava il regime delle intercettazioni allegate all’ordinanza cautelare. Le intercettazioni, comunque, sono sempre coperte dal segreto fino a quando le parti non ne vengano a conoscenza. Nella proposta di modifica che porta la firma di Giacomo Caliendo si disciplinano anche i casi in cui il giudice e il pm, prima che ci sia ’l’udienza-filtrò, utilizzino le intercettazioni per emettere dei provvedimenti cautelari oppure per atti che riguardano la ricerca della prova (ad esempio, un’ordinanza di custodia cautelare oppure un decreto di perquisizione). In questi casi, saranno il pm e il giudice a dover selezionare quali conversazioni dovranno essere trascritte, in quanto rilevanti, per adottare la misura cautelare o l’atto d’indagine. Il meccanismo previsto implica la necessità di restituire al pm la facoltà di operare uno stralcio per tutelare la segretezza delle indagini. Nell’emendamento sono poi indicate tutte le modalità tecniche per selezionare le intercettazioni rilevanti e si stabilisce il divieto di trascrivere parti di conversazioni che riguardano fatti, circostanze o persone estranee alle indagini. Giudice e pm potranno poi disporre, con decreto motivato, l’obbligo del segreto, quando il contenuto delle conversazioni trascritte potrà ledere la riservatezza delle persone coinvolte. I difensori potranno estrarre copia delle trascrizioni e potranno trasferire le registrazioni su un supporto informatico. Si stabilisce che, dopo la conclusione delle indagini preliminari, nell’udienza preliminare e nel dibattimento, il giudice potrà sempre disporre su richiesta delle parti o anche d’ufficio l’esame dei verbali e l’ascolto delle registrazioni custodite nell’archivio riservato e potrà acquisire con ordinanza le intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.

Rinvio della commissione La commissione Giustizia della Camera, che si sarebbe dovuta riunire stamattina alle 10 per cominciare l’esame degli emendamenti al ddl intercettazioni, si riunirà solo al termine dei lavori dell’aula di Montecitorio.

Il rinvio, si spiega nella maggioranza, fa capire che ci sono difficoltà, soprattutto da parte del governo, a trovare un punto di equilibrio tra le istanze dei finiani, i suggerimenti del Colle e le finalità del provvedimento.

Commenti