Internet point di giorno e dormitorio di notte: doppio blitz a Chinatown

Quando i poliziotti sono passati a controllare l’internet point hanno trovato una decina di giovani cinesi, sistemati alla bell’e meglio su divani e poltrone, sprofondati in un sonno profondo. Tanto profondo, come si vede nel filmato degli agenti, da non essere minimamente turbati dalle torce elettriche puntate sul viso. Con ogni probabilità avevano appena finito uno dei loro massacranti turni di lavoro, per cui neppure le cannonate li avrebbe destati. A quel punto inevitabile è scattato il sequestro. Anche perché, meno di 24 ore prima, lo stesso equipaggio aveva scoperto nello stesso «dormitorio» altri venti asiatici.
Non è la prima volta che i cinesi, bravissimi a ricavare il massimo profitto da qualsiasi situazione, abbinano in un’unica soluzione navigazione in rete e riposo. La scorsa primavera agenti della questura e della polizia locale scoprirono tre internet point-dormitori in via Arnolfo Da Cambio, nel cuore di Chinatown, nel giro di poche settimane. Solitamente grandi open space, con decine di postazioni video allineate. Ma anche con ampi e comodi divani dove poter dormire. Tanto la cifra da pagare, navigazione o riposo, era la stessa: dai 5 agli 8 euro al giorno.
L’altra mattina verso le 10.30 pertanto l’equipaggio Tevere si era fermato per un controllo in via Aleardo Aleardi 3, due traverse più in là di via Da Cambio, per un controllo. Gli agenti erano entrati e avevano sorpreso una ventina di clienti addormentati. Svegliati con qualche difficoltà erano stati identificati, scoprendo una decina di irregolari, quindi avevano cercato il titolare. L’uomo, ovviamente un cittadino cinese, era assente e veniva così preparata per lui una denunciata per una serie di irregolarità, compreso il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Smontato di servizio, lo stesso equipaggio era poi rientrato in turno la notte dopo e verso le 3.30 era ripassato a dare un’occhiata. L’ingresso principale era chiuso, ma gli agenti hanno pensato bene di dare un’occhiata anche a quello secondario. La porticina era socchiusa, i poliziotti l’hanno spinta e sono entrati torce alla mano. E come si vede nel filmato girato con il cellulare, il locale «brulicava» di cinesi. Tranne uno, concentratissimo alla sua postazione che non ha degnato di uno sguardo gli agenti, gli altri dormivano, seminudi, senza dare il minimo segno di reazione alla luce sugli occhi o al rumore. Reduci chissà da quale giornata campale, in uno dei tanti laboratori-lager, a lavorare senza tregua per dodici ore, in cambio di pochi spiccioli per qualche connazionale senza scrupoli.
Anche in questa occasione sono stati svegliati con non poca difficoltà e identificati. Scoprendo così che due di loro, facevano parte della stessa comitiva trovata la mattina precedente.

A quel punto, è partita un secondo esposto alla magistratura per il titolare «recidivo» mentre il «gestore» del locale, risparmiato la prima volta, ha beccato pure lui una denuncia e il locale è stato posto sotto sequestro e sigillato.

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