Ieri è arrivato l'annuncio che gli astronomi hanno trovato l'introvabile. A farlo è stato BICEP2, un telescopio americano che rappresenta la seconda generazione dell'esperimento Background Imaging of Cosmic Extragalactic Polarization. È operativo in Antartide e, dal punto di vista tecnico, è sensibile alla polarizzazione della radiazione cosmica di fondo a microonde, in particolare nelle bande 100 e 150 GHz. Ha captato le onde gravitazionali provocate dal Big Bang, onde prodotte 10 elevato alla -35 secondi dopo l'inizio dell'universo, dello spazio e del tempo. Nessuno strumento scientifico era mai arrivato più vicino di così all'origine. L'annuncio è stato dato durante una conferenza stampa che si è tenuta presso l'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, una delle istituzioni scientifiche coinvolte nel progetto, da parte del team guidato da John Kovac. E prima che diventi ufficiale ci vorranno una serie di contro verifiche. Nel frattempo essendo una scopera da «Nobel» ne abbiamo parlato con Amedeo Balbi, astrofisico che lavora all'università di Tor Vergata che, oltre a essere un ottimo divulgatore, si occupa di problemi relativi alla fisica fondamentale e alla cosmologia (tra i quali lo studio dell'universo primordiale e l'indagine sulla natura della materia e dell'energia oscura).
Dottor Balbi ci spiega in modo semplice cos'è quest'onda gravitazionale che è stata finalmente rilevata?
«Quello che è stato visto con questo esperimento è un'increspatura nello spazio-tempo generata subito dopo il Big Bang. Le onde si propagano alterando lo spazio-tempo. Per fare un'analogia semplice si comportano più o meno come fanno le onde elettromagnetiche nel vuoto. In questo caso particolare, sarebbero state prodotte proprio subito dopo il Big Bang».
Scusi la brutalità ma a un non addetto ai lavori potrebbe venir da dire: e quindi?
«E quindi il fatto che subito dopo il Big Bang si sia prodotta un'onda gravitazionale è un indizio importante. Conferma le previsioni di alcune specifiche teorie dette dell'Inflazione cosmica. Secondo questi modelli ci sarebbe stata un'espansione vertiginosa dell'Universo subito dopo il Big Bang e questo servirebbe a spiegare perché l'Universo è così uniforme da un punto all'altro. Insomma ci dice che le cose all'inizio sono avvenute in un modo preciso».
Ma questa traccia viene letta direttamente o è un riflesso sulla radiazione di fondo, che è la traccia principale del Big Bang?
«Sì, è un riflesso sulla radiazione di fondo. Le onde gravitazionali sono molto difficili da osservare. E in effetti non sono mai state osservate in modo diretto. Però la radiazione di fondo, pur essendosi generata molto dopo la partenza di queste onde gravitazionali, ne è stata influenzata. Questa scoperta ci aprirebbe una finestra vicinissima al Big Bang, nessuno è mai arrivato così vicino...».
È possibile che in futuro ci si possa avvicinare più di così all'istante di partenza dello spazio-tempo?
«Per quanto ne sappiamo oggi no. Le onde sono il segnale più prossimo al momento iniziale che si sia mai sperato di osservare. Se l'esperimento verrà confermato siamo arrivati al limite di quanto si sia immaginato sino ad ora. E del resto 10 elevato alla -35 secondi da un evento così è davvero qualcosa di grandioso».
Un lungo percorso iniziato con Einstein?
«La teorizzazione dell'esistenza delle onde gravitazionali risale ad Albert Einstein e alla teoria della relatività generale. Ma le evidenze dirette non si sono mai trovate, manca l'antenna giusta per captarle. Serve un corpo materiale che venga distorto dal passaggio di queste onde.
Ma sono distorsioni difficilissime da registrare... Adesso abbiamo una prova indiretta di grande importanza. Sino ad ora ne avevamo soltanto un'altra ottenuta osservando due pulsar binarie. Ma questa ci dice molto di più».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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