Cultura e Spettacoli

Provate a non diventare animalisti

L'ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, in un libro ci svela un mondo fatto di soilidarietà e lealtà. Altro che umani...

Provate a non diventare animalisti

Michela Vittoria Brambilla, parlamentare del Pdl, ex ministro del Turismo, ex presidente nazionale dei Giovani commercianti, imprenditrice (non è mai vissuta di politica essendosi affrancata dal bisogno con mezzi propri, quindi per soddisfare l'esigenza del superfluo non ha avuto bisogno di rubare), è diventata anche scrittrice. Per ambizione? No. Per amore. Di un uomo? No. Per amore degli animali, tutti gli animali. Da ieri nelle librerie è in vendita la sua opera prima dal titolo impegnativo: Manifesto animalista (Mondadori).
La copertina la dice lunga: riporta la foto di un beagle cucciolo, uno di quelli liberati dall'allevamento in provincia di Brescia che forniva ai cosiddetti ricercatori (che non trovano mai niente) soggetti per la vivisezione, una pratica crudele e spietata la cui utilità - è un'opinione, la mia, e non un giudizio - è pari a zero. Sono convinto sia meglio morire malati che sani. Occorre aggiungere - per completezza d'informazione - che Michela Vittoria è presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente, e ha fondato, insieme con Umberto Veronesi, il movimento «La coscienza degli animali».

Adesso di lei il lettore sa tutto. Chi volesse saperne di più legga il suo libro fresco di stampa e scoprirà tante cose interessanti: per esempio i motivi che spingono una persona a considerare le bestie fratelli meritevoli di rispetto, se non addirittura di affetto. Brambilla detesta la distinzione: animali d'affezione e animali da carne. Dal suo punto di vista ha ragione, e infatti è vegetariana. Lo è non soltanto perché uccidere le fa orrore: è persuasa - col suffragio di Veronesi, scienziato - che l'insalata faccia meglio alla salute della bistecca. Inoltre sostiene, documenti alla mano, che la Terra per mantenere (anzi, riconquistare) il proprio equilibrio necessita della presenza di tutta la fauna: alla selezione provvede la natura, e l'ingerenza sanguinaria umana, lungi dall'essere richiesta, è dannosa.

Ma questi sono discorsi sentiti mille volte e, udendoli, parecchia gente fa spallucce per noia, ignoranza, mancanza di sensibilità. Il lungo e toccante racconto della signora deputato è efficace sotto il profilo educativo: insegna, a chi non ha mai riflettuto sul tema, come ci si deve comportare davanti a qualsiasi creatura. Impossibile diventare bravi come lei, ma ci si può provare. Il Manifesto animalista è di una limpidezza cristallina, tratta vari argomenti senza discostarsi da fatti accaduti, episodi singolari e illuminanti, accenni autobiografici, con protagonisti cani, gatti, cavalli, asini.

Brambilla non ha una casa normale, ha uno zoo privo di gabbie che la lettura del libro consente di visitare piacevolmente. Tante storie commoventi: da Green Hill, la cosiddetta collina della vergogna (i poveri beagle scarcerati per volontà popolare), alla descrizione degli allevamenti intensivi, al trasporto vergognoso degli animali da macello, alla speculazione su bestiole da pelliccia. Qui non c'è nulla di ideologico, nessun fanatismo; solamente la fotografia di una realtà struggente e che indurrà molte anime foderate di lamiera a ricredersi sugli animalisti. La Brambi sfata anche un luogo comune: chi ama le bestie più degli uomini è una bestia, si dice con una punta di disprezzo. Concetto da ribaltare: chi non ama un animale indifeso, dal gattino alla gallina, dal merlo alla farfalla, non potrà mai amare un bambino che piange. È la verità.
Abolire gli spettacoli del circo dove leoni e scimmie ed elefanti sono schiavi maltrattati; abolire i palii e tutte le manifestazioni paesane e le sagre in cui si utilizzano come pupazzi bestiole spaventate, sottoponendole a sevizie intollerabili e che feriscono la coscienza; smettere di gettare le aragoste vive nell'acqua bollente; smettere di torturare i nostri «fratelli» per soddisfare i nostri palati sadici.

La natura (il creato) è già una macelleria a cielo aperto dove gli esseri viventi si sbranano l'un l'altro, ubbidendo all'istinto di sopravvivenza. Il mondo non è espressione di amore ma di violenza, truculenza e ferocia.

Risparmiamo alla brutalità il nostro contributo.

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