Populismo batte oligarchie due a zero, gol di Grillo e di Berlusconi. Tra la vita reale del popolo italiano e l'assetto contabile, gli elettori hanno scelto la prima, ed è comprensibile. Hanno perso le oligarchie della finanza, d'apparato, dei media, della toga. Con Grillo la gente ha preferito chi massacra i poteri e non i poteri che massacrano la gente. Con Berlusconi la gente ha preferito all'idea punitiva del fisco e della giustizia, una visione remunerativa e risarcitoria.
I due populismi non sono componibili: quello di Grillo è il populismo del bastone, quello di Berlusca è il populismo della carota. Viceversa la parola-chiave della sinistra, minacciosa e contundente, era sorvegliare il Paese, rendere tracciabile tutti i suoi movimenti, colpire chi possiede casa. Le parole della sconfitta di Bersani sono sbranare, colpire, tracciabilità, patrimoniale sulla casa. Analoghe e perfino più arcigne le minacce di Monti. La sinistra non varca tutta insieme il terzo dei votanti, come ai tempi del vecchio Pci. Due terzi d'Italia non vogliono la sinistra. Dalle elezioni escono sconfitti pure i tecnici, i giudici, i centrini, i traditori. La destra è in briciole perché non seppe riunificarsi.
Il buco dell'antipolitica è grande quanto la politica.
Restano per terra brandelli d'Italia, un'Italia ingovernabile in modo perfetto. Ora le prospettive sono tre: larghe intese, transito di parlamentari, nuove votazioni. Intanto l'Italia è divisa in staterelli, però stavolta non sono stati territoriali ma stati d'animo e d'umore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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