Quei portavoce delle procure

Oggi come allora. Nel 1994 l'invito a comparire al Cavaliere, l'inizio dei suoi guai, fu recapitato direttamente in edicola dal Corriere della sera

Oggi come allora. Nel 1994 l'invito a comparire al Cavaliere, l'inizio dei suoi guai, fu recapitato direttamente in edicola dal Corriere della sera; nel 2013 il quotidiano di via Solferino scopre che la ghigliottina della prescrizione incombe sul processo Mediaset e nel giro di un mattina la Cassazione legge e corre ai ripari anticipando l'udienza al 30 luglio. Si dirà che i cronisti del giornale della borghesia milanese sono sempre ben informati, e ci mancherebbe, ma il direttore del Giornale Alessandro Sallusti fa un altro ragionamento e mette in fila i fatti; nel corso del programma Ballarò, ospite nel salotto di Giovanni Floris, si rivolge a Paolo Mieli, che dirigeva l'orchestra di via Solferino proprio nel '94, e gli dice: il Corriere è la voce delle procure.

Sorpresa. Il sito Dagospia lancia un sondaggio volante sul punto e si accorge che le considerazioni di Sallusti trovano corrispondenza nell'opinione pubblica. Il 60,2% del campione intervistato gli dà ragione. Un risultato clamoroso: un pezzo importante del Paese è convinto che ci sia un asse fra politica e stampa. Troppe coincidenze. Troppi scoop. Troppe fughe di notizie al momento giusto. Le indagini nascono nelle procure, rimbalzano sulle prime pagine, tornano negli uffici giudiziari, si fanno strada in tv e sui giornali.

È vent'anni che si va avanti così, fra annunci di riforme che non arriveranno mai e retroscena su nuovi salvacondotti a portata del Cavaliere, salvo poi vedere Berlusconi precipitare nel gorgo di altre inchieste. La verità è che in tanto tempo non è cambiato nulla. Polemiche. Scintille. Bavagli e squilli di tromba. È sempre la stessa musica: le stesse intese, strette strette.

La condanna a 8 mesi per omesso controllo del direttore di Panorama Giorgio Mulè, giornalista che non canta nel coro del politicamente corretto, scivola via come l'acqua su gran parte dell'informazione italiana. Girata sempre e solo dalla stessa parte.

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