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Zanda, il falco democratico che ubbidisce a Repubblica

Il capogruppo Pd a Palazzo Madama è un ex dipendente di De Benedetti. E si vede: si fa dettare la linea dal quotidiano fondato da Scalfari e poi la impone ai suoi

Zanda, il falco democratico che ubbidisce a Repubblica

La premessa, sebbene non particolarmente originale, è incoraggiante: «Ciascun componente della Giunta giudicherà secondo la propria opinione e secondo la propria coscienza». Si parla, naturalmente, di Berlusconi e della sua possibile decadenza da senatore. Poi però si capisce che per Luigi Zanda, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, «opinione» e «coscienza» sono modi di dire, parole vuote che rivestono e imbellettano una verità di partito indiscutibile: «La legge è chiara e la sentenza della Cassazione è irrevocabile. Le conseguenze sono lineari e mi auguro che la giunta tenga conto all'unanimità di queste circostanze obiettive». L'«obiettività» delle circostanze impone l'«unanimità» della decisione: e dell'opinione e della coscienza dei senatori che fanno parte della Giunta, come nella caricatura di un processo staliniano, non resta nulla. Chi non vota contro Berlusconi è fuori dalla verità perché è contro «l'obiettività delle circostanze».

Questo modo di ragionare - come da un pulpito, investiti di una superiorità morale se non antropologica, e con la convinzione non di esprimere un'opinione fra le altre, ma di pronunciare ogni volta una verità oggettiva - non è infrequente a sinistra, e tende a prevalere in particolare nel cosiddetto «partito di Repubblica». Che naturalmente vede nel disfacimento confuso del Pd un'occasione d'oro per riaffermare e, se possibile, ampliare la propria egemonia.

Dicono i maligni che il senatore Zanda scruti con apprensione, ogni pomeriggio, la rubrica che Gianluca Luzi pubblica sul sito di Repubblica, dove si racconta la riunione di redazione del mattino e, soprattutto, si riferisce l'opinione di Ezio Mauro. Una volta saputa la linea, il senatore Zanda provvede poi a divulgarla in dichiarazioni e interviste. Sarà soltanto un pettegolezzo, ma certo il rapporto del capogruppo del Pd con il mondo debenedettiano è tanto stretto quanto duraturo.

Per tutti gli anni Ottanta Zanda è stato consigliere d'amministrazione del gruppo editoriale l'Espresso e vicepresidente dell'Editoriale periodici culturali dello stesso gruppo, che pubblica tra l'altro la bibbia del fondamentalismo antiberlusconiano, MicroMega. Curiosamente, nel decennio precedente era stato segretario e portavoce di Cossiga, che con l'Ingegnere non andò mai d'accordo: ma il passaggio al partito di De Benedetti non deve aver guastato i rapporti fra i due, perché sembra che proprio Cossiga, nel 2003, chiese a Berlusconi di non candidare nessuno nel collegio senatoriale di Frascati perché la Margherita aveva schierato proprio lui, Zanda. Il quale entrò dunque per la prima volta in Parlamento con la più bassa percentuale di partecipazione al voto dell'intera storia repubblicana (il 6,47%) e grazie alla benevolenza del Cavaliere. Negli anni successivi ci penserà il Porcellum a riportarlo ogni volta in Senato.

Non è ben chiara quale sia la posizione politica di Zanda, al di là di una generica origine democristiana e ministeriale (il padre fu capo della Polizia negli anni Settanta), e forse è per questo che ha saputo negli anni muoversi sempre sulla scia del vincitore del momento, alternando politica e gestione del potere in un impasto tipicamente romano. Zanda infatti è stato presidente del Consorzio Venezia Nuova, presidente di Lottomatica, e, nel '95, presidente e amministratore delegato dell'Agenzia del Giubileo su nomina di Rutelli, con cui condividerà l'avventura politica della Margherita. E proprio la Margherita lo piazza nel Cda della Rai, nel 2002, prima di spostarlo al Senato dove quest'anno, divenuto bersaniano di ferro, è stato nominato capogruppo.

Uomo sfuggente e abile nella manovra tattica - alla Festa democratica di Genova, la scorsa settimana, si è rifiutato di commentare le candidature alla segreteria del Pd trincerandosi dietro il suo «ruolo istituzionale» - Zanda in questa fase si è idealmente posizionato a Largo Fochetti, autonominandosi portavoce di Repubblica nella convinzione che, qualunque cosa succeda alla disastrata sinistra italiana, il giornale di Ezio Mauro continuerà ad esistere e a prosperare. Facile dunque prevedere una sua imminente conversione al renzismo, visto l'endorsement pubblico di De Benedetti.

Ma prima c'è da completare l'opera: eliminare il Caimano.

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