La fiction di Raiuno è una specie di Racconto Popolare di Stato per edificare le masse. Con gli anni hanno perso ascolti ma viaggiano pur sempre su cifre rilevanti. Mi è capitato di curiosare in alcune recenti fiction, da Olivetti a Rossella, per dire delle più recenti. Stucchevoli e superficiali nei dialoghi, recitate mediamente da cani, con qualche eccezione, scontate e banali, sempre con questa pappa del cuore che divide nettamente i buoni (progressisti, femministi, un po' socialisti) e i cattivi (conservatori, autoritari, virtualmente fascisti). Insopportabile. Poi mi capita d'incrociare sulla stessa rete un film per la tv di Pupi Avati, Il bambino cattivo e mi si apre il cuore. Trovo uno spaccato verace di vita reale, presentata senza vaselina e manierismo politically correct. Racconta, tenero e crudo, il dramma di un bambino, la sua solitudine, la follia delle madri, l'egoismo dei padri e delle compagne, le famiglie che si disfano con terribile noncuranza nei confronti del bambino, l'amore antico e vero di una nonna, sottoposta a indagini perché non voleva lasciare il bambino agli assistenti sociali, ma lo educava addirittura alla religione, con le assistenti da soviet che le fanno i verbali per l'impudenza reazionaria.
Ho ritrovato finalmente una ventata di aria buona, di umanità vera, di dolore e di amore autentici, fuori da quella glassa ideologica che lo deturpa fingendo di cautelarla. Dopo tanto insopportabile buonismo formato standard finalmente un bambino cattivo ci parla al cuore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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