Va a finire che i neuroscienziati danno ragione ai filosofi. Almeno per quanto riguarda l'homo sapiens e gli altri primati. Friedrich Nietzsche infatti diceva: «In passato foste scimmie, ma ancor oggi l'uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia».
Era da intendersi in senso sapienziale e superomistico però ora è arrivato nelle librerie italiane A che gioco giochiamo noi primati (Raffaello Cortina Editore, pagg. 340, euro 26) di Dario Maestripieri che fa ben capire anche a partire dal sottotitolo -Evoluzione ed economia delle relazioni sociali umane - che gli studi biologici accorciano di molto la distanza tra noi e i cugini che stanno ancora sugli alberi.
Maestripieri, uno dei classici cervelli italiani in fuga, visto che insegna biologia evoluzionistica all'Università di Chicago, ci fa vedere con dovizia di esempi, grandi e piccoli, come la gran parte dei nostri comportamenti non si discosti poi molto da quelli visibili in un branco di babbuini. Ecco, tanto per dire, prendiamo gli incontri in ascensore. A nessuno piace essere rinchiuso, costretto a breve distanza da un estraneo. Allora scattano piccoli gesti inconsci: non ci si guarda negli occhi, si sta in un angolino, si parla, nella migliore delle ipotesi, del più e del meno. Ecco: due scimmie messe in una gabbia stretta fanno esattamente lo stesso. Anche se ovviamente la chiacchieratina assume la forma del grooming (ovvero dello spidocchiamento reciproco). Un combattimento, ad esempio tra Macachi Rhesus, può facilmente avere esiti mortali. Allora, fin che possono, le scimmie non si guardano. Poi, se proprio non è evitabile, si spulciano a vicenda per dimostrarsi non aggressive... Se le scimmie un po' si conoscono la spulciatura dipende dai rapporti di forza. Se voi salite in ascensore col direttore del vostro giornale e voi siete un redattore sarete voi a sentirvi in dovere di dare una spulciata (metaforica si intende Direttore, non mi permetterei...) al capo.
Beh direte: ma questa è la base. Esistono situazioni molto più complesse -che so, quando qualcuno cerca di far carriera in un'azienda- che i macachi e i babbuini se le sognano... Mica tanto. Le tre principali strategie di carriera -lenta prudente ascesa, attacco alla baionetta al potere o macchiavellico studio degli equilibri - sono alla base della vita di qualunque gruppo di scimmie. I babbuini creano alleanze e bande per prendere il potere nei loro grandi branchi. Vince chi conquista la fiducia degli altri, chi si crea un claque di sostenitori devoti, disposti a rischiare la vita in combattimento per lui. Ah, nel caso dei babbuini, i maschi come fanno a dimostrare la loro fiducia nel leader? Accettano uno strano rituale in cui i vari alleati si palpeggiano reciprocamente i testicoli in segno di fiducia. Insomma anche l'espressione «Lo tiene per le p...» può essere retrodatata di qualche milione di anni. E anche cose brutte come il nepotismo e la raccomandazione non sono proprio roba nuova. In molti branchi poter contare su un fratello ai piani alti del potere aiuta. Tra i macachi chi ha una madre potente impara di più e mangia meglio. Alla faccia della meritocrazia. Insomma la mafia è scimmia. A questo punto potrebbe venir voglia di rifugiarsi nei sentimenti dolci come l'amore. Ma Maestripieri non vi rende facile nemmeno questa via di fuga. Molte scimmie, come l'orango, sono meno sentimentali di noi. Il maschio fa la sua cosa e poi molla il pargolo alla femmina, che per lui è solo una sporadica compagna. Ma tutte le scimmie che hanno cuccioli che è meglio allevare in due, ossia cuccioli con lo sviluppo lento, optano per la coppia. E allora è tutto un fiorire di regali, test per vedere se il partner è fedele, spidocchiamenti reciproci per rinsaldare il legame e sbruffonate. Sì sbruffonate: i maschi iniziano a fare cose senza senso compreso stuzzicare i predatori, l'equivalente di comprarsi un'auto da granturismo, per far vedere alle femmine che sono i tipi giusti. E le femmine cosa fanno? Quello che fanno le femmine umane. Flirtano col ganassa e poi vanno a cercarsi uno capace di tenere al sicuro i cuccioli.
Tutto quello detto sin qui, se non altro, è rassicurante: siamo ancora furbi come scimmie. Beh, non proprio. In un piccolo branco di primati tutti osservano tutti, giudicano, quindi conviene essere onesti.
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