
Maurizio Casasco, responsabile economico di Forza Italia, ha rilasciato un'intervista ad Affaritaliani durante la quale ha spiegato la visione economica del partito, sottolineando che secondo gli azzurri "economia reale ed economia sociale vanno sempre di pari passo. Le nostre priorità restano chiare: puntiamo all’abbattimento dell’IRPEF per il ceto medio, da sempre dimenticato pur avendo sostenuto gran parte del gettito fiscale italiano, e all’innalzamento dei salari, a partire da quelli più bassi, attraverso l’incremento della soglia di defiscalizzazione degli stipendi da 7,05 a 9".
L'abbattimento dell'Irpef, ha aggiunto, "non solo rende più equo il carico fiscale all’interno del sistema Paese, ma costituisce anche una spinta ai consumi interni, che sono sostenuti soprattutto dal ceto medio e che rappresentano un motore essenziale per la crescita economica". Ma è altrettanto importante il sostegno alle attività produttive e Forza Italia, con la sua politica di stampo liberale, "si basa sulla crescita: solo aumentando la competitività e riducendo i costi di produzione è possibile creare nuovi posti di lavoro e sviluppo. In questa direzione, riteniamo prioritario intervenire sui costi di produzione, a partire da quelli energetici, semplificare la burocrazia e garantire un migliore accesso al credito". Gli incentivi del governo "devono sostenere concretamente gli investimenti in settori di valore aggiunto, innovazione, ricerca e sviluppo, e devono soprattutto incoraggiare gli imprenditori a credere in un Paese che oggi è tra i più attrattivi in Europa per gli investimenti. È fondamentale sostenerli affinché credano fino in fondo nella loro missione e nei propri progetti, consapevoli che la crescita del Paese passa attraverso la crescita delle loro imprese, in un contesto guidato da un governo che ha portato l’occupazione a un livello record nella nostra storia".
In questa prospettiva, prosegue Casasco, "Forza Italia ha presentato lo scorso gennaio un “Piano industriale per l’Italia e per l’Europa” che, grazie al lavoro del vicepresidente Antonio Tajani, è stato approvato ed è divenuto documento ufficiale della competitività del PPE. Si tratta di una visione strategica di medio periodo, che guarda oltre le scadenze elettorali e mette al centro l’interesse dell’Italia e dell’Europa, in cui noi fermamente crediamo. Un piano che punta su investimenti mirati in innovazione, ricerca e sviluppo, e su una fiscalità anch’essa mirata, non generalizzata, capace di favorire davvero la crescita del sistema produttivo". A proposito del credito, "le banche sono parte integrante del sistema di crescita del Paese e per questo è necessario costruire un rapporto solido e di dialogo con esse. L’imposizione sugli “extra-profitti”, termine indefinito e di stampo statalista, non rappresenterebbe un vero vantaggio ed una tutela per famiglie e imprese, ma si tradurrebbe in un aumento dei costi sui mutui e sui servizi bancari, poiché non vi sarebbe la possibilità di incidere poi direttamente su tali spese". Al contrario, è "necessario ridurre questi costi attraverso un abbassamento dei tassi di interesse da parte della BCE, come ha giustamente sottolineato il vicepresidente Tajani.
Il rapporto con il sistema del credito deve avvenire con serietà, dialogando con le istituzioni preposte e coinvolgendole nelle responsabilità comuni, e non con ricette di carattere puramente elettorale. La vera pace si costruisce credendo nella crescita e contribuendo, in modo condiviso, al sistema dell’economia reale e sociale".