Aborto incostituzionale? Si mobilita pure Twitter Diteci cosa ne pensate

Un giudice pone alla Consulta la questione della legittimità costituzionale della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza. Tra migliaia di adesioni Roberto Saviano e Nichi Vendola

Aborto incostituzionale? Si mobilita pure Twitter Diteci cosa ne pensate

La legge 194, l'aborto, rispetta i diritti costituzionali? É il Tribunale di Spoleto ad aver deciso di porre la questione ai giudici della Consulta, che si pronunceranno il 20 giugno prossimo.

Il caso è nato dalla richiesta di una minorenne, che voleva abortire senza avvertire i suoi genitori. Una procedura legittima e normalmente praticata nel nostro paese attraverso i consultori. La minorenne, che non vuole o non può coinvolgere i propri genitori, può ottenere tramite un giudice tutelare una certificazione valida per eseguire l'interruzione di gravidanza senza che i genitori ne siano avvisati.

Questa volta però il giudice tutelare di Spoleto ha preso lo spunto da questa vicenda per porre un dubbio non sul diritto della minorenne ad abortire senza il consenso dei genitori ma un dubbio assai più ampio e radicale sul diritto stesso all'aborto, ovvero sulla legittimità dell'articolo 4 della legge 194, il cardine sul quale si regge tutto l'impianto normativo. L'articolo 4 stabilisce che la donna ha diritto di decidere se interrompere la propria gravidanza entro i 90 giorni dal concepimento se si trova in «circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito».

Il giudice richiama la Costituzione e una sentenza della Corte di Giustizia europea, approvata successivamente alla legge 194, che definisce l'embrione come «soggetto da tutelarsi in assoluto», ovvero a prescindere dal diritto di autodeterminazione della donna sul proprio corpo.

Secondo il giudice infatti la facoltà, prevista dall'articolo 4 della 194, di procedere volontariamente all'interruzione di gravidanza entro i primi 90 giorni dal concepimento comporta «l'inevitabile risultato della distruzione di quell'embrione umano che è stato riconosciuto quale soggetto da tutelarsi in assoluto». Non solo. Per quel giudice l'aborto è in contrasto anche con la nostra Costituzione: sia con i principi espressi nell'articolo 2, che tutela i diritti inviolabili dell'uomo e dunque quello della vita, sia con l'articolo 32 che tutela il diritto alla salute.

La legalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza in Italia è stata sancita con l'approvazione della 194 nel 1978. Sono passati 32 anni lungo i quali la spinta a riaprire la questione "aborto" ed a rimettere in discussione il diritto di autodeterminazione della donna non si è mai fermata e non soltanto da parte dei cattolici. Ora se la Consulta dovesse dare ragione al giudice di Spoleto le conseguenze per il diritto all'aborto sarebbero inevitabili. Non sorprende quindi la durissima reazione dei radicali e neppure la rivolta di centinaia di donne che si sono scatenate sui social network per difendere la legittimità dell'aborto.

«Che un giudice sollevi un dubbio di legittimità costituzionale sull'articolo 4 della legge 194 per incompatibilità e con la definizione e la tutela dell'embrione umano enunciate dalla Corte di giustizia europea è un atto strumentale e nel merito sbagliato -dice il vicepresidente del Senato Emma Bonino- La definizione della Corte europea infatti è legata al divieto di brevettabilità del prodotto della ricerca sulle staminali embrionali. Il giudice italiano invece utilizza la definizione di embrione a suo uso e consumo idelogico, effettuando una forzatura giuridica ed interpretativa inaudita».

La Bonino insieme al segretario dell'associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, ricorda che la Consulta si è già pronunciata in passato sulla prevalenza del diritto della donna a scegliere sulla propria gravidanza.

E mentre su Twitter con l'hashtag #save194 si moltiplicano gli interventi in difesa della legge, da Nichi Vendola a Giuliano Pisapia, da Roberto Saviano ad Antonio Di Pietro, in

Parlamento sono già pronte diverse proposte di modifica della 194 che puntano a limitare i diritti della donna ed a restringere le possibilità di scelta, ad esempio anticipando il limite temporale entro il quale praticare l'ivg.

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