RomaViene alla festa di Atreju per «mettere carburante nella macchina ideale del centrodestra». Incassa da Silvio Berlusconi una menzione d'onore: «Alfano è uomo speciale, praticamente il miglior politico in circolazione». E strappa ai ragazzi del movimento giovanile un applauso convinto, figlio di un rapporto consolidato nel tempo.
Sul palco di Colle Oppio, il segretario del Pdl, sale insieme ai vertici della Giovane Italia, Marco Perissa e Annagrazia Calabria ma anche con Giorgia Meloni, figura di riferimento costante per questo mondo. Sorriso aperto, camicia bianca, disponibilità a scherzare con una platea che ama l'approccio diretto, il confronto senza paracadute e la goliardia, Angelino Alfano si preoccupa innanzitutto di spazzare via le scorie lasciate dal forfait di due giorni prima del presidente del partito. «Noi non abbiamo il problema di andare oltre Berlusconi» spiega. «Lui è in campo e ha un indice di fiducia altissimo che lo pone in testa alle classifiche tra i leader. Quella dei tempi dell'annuncio della sua discesa in campo non è una questione cruciale: con la notorietà che ha non ha bisogno di farsi conoscere dagli italiani». Ma Alfano è convinto che Silvio Berlusconi «probabilmente dirà ancora una volta sì all'Italia e al popolo del centrodestra».
«Le primarie? Io sono favorevole a primarie a tutti i livelli ma con Berlusconi servirebbero solo a stabilire con quale percentuale vince. Nel momento in cui si va a ricandidare il detentore del titolo e il fondatore del Pdl, io preferisco fare una cosa vera che una finta. Piuttosto pensiamo a mettere in campo le primarie delle idee». Una tesi che non convince Giorgia Meloni. «Qual è la controindicazione a fare le primarie anche per la premiership? Quando dico di farle anche se si candida Berlusconi sembra lesa maestà. Invece se io fossi Berlusconi pretenderei di essere designato dal popolo del centrodestra, perché questo rafforza la candidatura».
Alfano, però, non si limita a giocare in difesa, anzi sulla questione delle spese pazze al gruppo Pdl del Lazio entra decisamente a gamba tesa. «Per noi Fiorito è già fuori dal partito e chiederemo al presidente Polverini di cancellare le norme e gli atti amministrativi che hanno reso possibile che i gruppi consiliari potessero ricevere questi soldi senza dover dare giustificazione ad alcuno. Bisogna eliminare a monte il problema». «Il Pdl farà la propria parte fino in fondo perché non ha nulla a che fare con ladri, rubagalline e mascalzoni. Siamo preoccupati per tutto ciò che toglie alla politica prestigio».
Il dibattito si sposta, poi, sulla legge elettorale, un traguardo che Alfano vede ormai avvicinarsi, nonostante le tattiche diversive del centrosinistra. «Noi vogliamo che si faccia presto per restituire ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Pensiamo che entro la prima decade di ottobre, come si sta impegnando a ottenere il presidente del Senato, la nuova legge ci sarà». Sul merito la stella polare resta quella delle le preferenze. «Sono l'unico strumento per far venire fuori il consenso individuale sul territorio. Un sistema perfetto non c'è.
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