Il bello dei sondaggi è che ti fanno dubitare della realtà. Prendiamo questo della Bva, una agenzia francese di marketing, che ha appena certificato la decadenza del topless, vale a dire il suo non essere più di moda, e quindi il tramonto di un mito nato mezzo secolo fa a Saint-Tropez.
Lo leggo stando sdraiato su una spiaggia del Lago Maggiore, che non è la Costa Azzurra e infatti le ragazze sono in maggioranza a seno nudo. Chi glielo dice che non si usa più? Io no, anche perché, tranne alcuni casi su cui il mio occhio non indugia, lo spettacolo è piacevole.
I sondaggi hanno sempre qualche spiegazione sociologica, e quelli, diciamo così, a petto nudo, non fanno eccezione. Un tempo, ci viene detto dagli esperti sentiti dalla Bva, mostrare le tette era un atto politico, un simbolo di libertà, l'effetto di una battaglia che metteva in causa il decoro borghese e i suoi tabù, il finto ordine morale e cose simili. Sarà stato senz'altro così, ma non spiega il perché dell'attuale dietro front. Se insomma una volta era la libertà a scoprire il seno, non è oggi la repressione in agguato a ricoprirlo. È una questione di moda, dicono infatti le dirette interessate.
Il 75 per cento delle francesi intervistate ritiene che in costume si sia più seducenti, il 57 per cento lo ritiene superato, l'80 per cento tra quelle che hanno fra i cinquanta e i settant'anni non lo trova più confacente al proprio fisico, solo un 18 per cento lo pratica, ma l'87 per cento lo ritiene comunque una libera quanto incontestabile scelta. In effetti, è quando si sono vinte le battaglie che ci si consente il gusto di criticarle.
Ora, la Francia ha una fama libertina, l'albergo del libero scambio, il nudismo, la ex première dame già mangiatrice di uomini, la figlia segreta di Mitterrand, Strauss Khan, Pigalle e quelle cose lì e certo noi in confronto rimaniamo degli inguaribili provinciali. Non ci sorprende dunque che siamo rimasti indietro quanto allo Zeitgeist, lo Spirito del Tempo. Eppure, e mettendo quindi da parte settimanali e mensili nostrani in cui non si trova un'attrice, una presentatrice, una velina, una letterina, che non dimostri fieramente il suo provincialismo, non è che i rotocalchi d'oltralpe siano da meno, segno evidente che, del sondaggio in questione, le omologhe francesi non erano state avvertite. C'è di più: il maggio scorso a Cannes, durante il Festival del Cinema, solo il cattivo tempo sconsigliava l'andare in spiaggia. Ma al primo raggio di sole c'era il seno in pole position...
Ciò che il sondaggio della Bva non mette in rilievo è comunque un'altra cosa: la bellezza non è democratica e la legge di gravità non contempla eccezioni. La società europea invecchia e, esteticamente parlando, questa è una maledizione. Ci guardiamo allo specchio e a volte non ci riconosciamo, tanto che finiamo con il presentarci. Vestiti, diamo ancora vita a un plausibile travestimento, ma nudi rischiamo la soglia dell'impresentabilità, e molte volte la sorpassiamo. Sotto questo aspetto, il topless è stato un grido di democrazia e una sfida alla fisica e la sua virtuale messa in discussione non ha a che fare con l'etica, ma con l'estetica e quindi ha un che di aristocratico. E tuttavia, siamo così assetati di bellezza che, pur di coglierla, accettiamo la contemplazione di qualsiasi bruttezza e riusciamo a isolare l'incanto di un seno nudo, sodo e svettante, in mezzo al cascame dei suoi confratelli. Sono le ultime felicità di noi infelici, fra vacanze di massa, crisi economica, insicurezza politica. Perché negarcele?
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di Stenio Solinas
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