Adesso Ingroia apre un blog. E attacca ancora la Consulta

Dal Guatemala l'ex procuratore di Palermo apre un blog per criticare l'Italia: "Io come i partigiani". Ma sembra più un manifesto politico: "Ribadisco la mia non neutralità"

Adesso Ingroia apre un blog. E attacca ancora la Consulta

Da "partigiano della Costituzione" quale si è più volte autodefinito, l'ex procuratore di Palermo Antonio Ingroia ha inaugurato oggi dal Guatemala, dove adesso lavora, un blog (che ha appunto intitolato Partigiani della Costituzione) sul sito della rivista Micromega, con un articolo dal titolo Povera Italia. Il succo? Bordate contro l'Italia.

Attraverso il nuovo blog, Ingroia coglie l'occasione per tornare a criticare la decisione della Corte costituzionale che obbliga la distruzione delle quattro conversazioni intercettate dalla procura di Palermo fra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, indagato nel procedimento sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. Critiche che già ieri gli avevano causato la presa di distanza del Csm e dell'Anm. Per l'ex procuratore, la sentenza sul conflitto di attribuzioni fra Quirinale e procura di Palermo di cui Ingroia era il numero due fino a un mese fa rappresenta "un pasticcio politico", a vantaggio del capo dello Stato. "Apro oggi un blog da quaggiù, in Guatemala, terra difficile ed assai lontana dal Paese cui ho dedicato la mia vita, per una semplice ragione. Sento l’esigenza di far sentire la mia voce. Anche per non darla vinta a quelli che pensavano di essersi liberati di me col mio trasferimento in America Centrale...", ha spiegato Ingroia in qualcosa di molto simile a un manifesto politico.

Più che un blog, sembra sin dalle prime battute un programma politico. Partigiani della Costituzione perché Ingroia ci tiene a dedicarlo ai "partigiani che hanno fatto la democrazia nel nostro Paese e che per combattere meglio la loro battaglia per la libertà scelsero di fare resistenza lontano dalle loro città". Ingroia si paragona proprio a loro: come questi si nascosero sulle montagna, l'ex procuratore di Palermo sta sull’altopiano dove sorge Città del Guatemala. "Ribadisco la mia non neutralità - ha argomentato - io sono stato ed ancora mi sento, anche se nel diverso ruolo di funzionario dell’Onu, magistrato indipendente, ma rispetto ai valori non sono neutrale".

Che Ingroia fosse un "partigiano", nel senso che non fosse super partes, lo si era capito già da tempo. Non solo dalle comparsate al congresso dei Comunisti italiani, ma dagli attacchi mossi direttamente dalla procura di Palermo. "Mi sento partigiano della Costituzione - ama ripetere - come ho più volte rivendicato pubblicamente". Tanto che non si fa alcun problema a "demolire" politicamente la sentenza della Consulta: "C’è chi si meraviglia, autorevoli esponenti delle istituzioni e perfino la magistratura associata. Perché - dicono - la Corte Costituzionale non si tocca, non può essere criticata. Mi chiedo dove sta scritto". Tanto che le critiche già mosse ieri da Ingroia non hanno scandalizzato chi aveva manifestato il proprio scandalo quando da parte del centrodestra era stata fatta una critica a questa o quella sentenza. "Si facciano sentire adesso...", aveva lanciato la sfida, ieri, il capigruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Morale della favola? Il soccorso rosso è sceso in campo: da Antonio Di Pietro a Oliviero Diliberto, sono tutti scesi in campo in sostegno del magistrato. "Altra cosa, ovviamente, sono le invettive e gli insulti delegittimanti spesso piovuti addosso alle magistrature di ogni ordine e grado - ha avvertito lo stesso Ingroia - ma non confondiamo le due cose.

Perché, altrimenti, si corre il rischio che il cliché dell’invettiva berlusconiana contro i provvedimenti giudiziari a lui non congeniali venga equiparato con ogni forma legittima di esercizio del diritto di critica, a discapito della libertà di espressione". Insomma, nell'immaginario di Ingroia, Silvio Berlusconi non può criticare, lui invece sì.

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