Alemanno smentisce i gufi «Ma quale passo indietro Il Cav non l'ha mai chiesto»

RomaLui, per chiarire le cose, ha postato su Twitter una foto che lo ritrae di spalle, seduto nel suo ufficio al Campidoglio, con il motto latino: Hic manebimus optime. Traduzione per chi al liceo andava male o non c'è andato proprio: «Qui resteremo magnificamente». Lo stesso gioco fotografico - solo con frase in inglese - di Barack Obama per rispondere a Clint Eastwood che ne aveva criticato l'inconsistenza simulando un dibattito con una sedia vuota. Gianni Alemanno ribatte invece a un'articolo pubblicato da Repubblica ieri, che racconta di una telefonata fatta dall'ex premier Silvio Berlusconi per chiedergli di non ricandidarsi a sindaco di Roma visto che i sondaggi lo danno battuto e di lasciare spazio ad altri con maggiori probabilità di vittoria.
Realtà? Fantapolitica? Per i protagonisti della presunta chiamata urbana urgente è tutta fiction. «Siamo di fronte all'ennesima balla ridicola di Repubblica: Berlusconi non mi ha mai chiesto di fare un passo indietro», taglia corto Alemanno. Berlusconi fa parlare il suo ufficio stampa, ma la tesi è la stessa: «Non c'è stata nessuna telefonata tra il presidente Berlusconi e il sindaco di Roma Alemanno come invece riporta Repubblica. È un'altra invenzione giornalistica di una lunga serie. Il presidente Berlusconi conferma la sua fiducia nel sindaco Alemanno», fanno sapere da Palazzo Grazioli. E anche Andrea Augello, senatore del Pdl indicato dal giornalista di Repubblica come sponsor di Alemanno a sua volta impegnato da tempo a chiedergli un passo indietro, smentisce: «La telefonata di Berlusconi? Sarebbe irragionevole. Quanto a me lo scorso 26 luglio ho organizzato a piazza San Giovanni a Roma una iniziativa per le primarie a cui hanno partecipato migliaia di persone ed era presente anche Alemanno. Sarebbe curioso se io da una parte lo invitassi chiedendogli di fare le primarie, e dall'altra gli chiedessi un passo indietro».
A dar fede alla ricostruzione telefonica di Repubblica resta così solo l'opposizione capitolina. «Alemanno si prepara a fare la “retromarcia” su Roma», ironizza il segretario del Pd Roma, Marco Miccoli. «Alemanno segua il consiglio del'ex premier e si faccia da parte. Lo scranno più alto della città non fa per lui e i romani lo hanno capito da un pezzo come lo ha capito Berlusconi», dice il consigliere comunale Pd Dario Nanni. E anche il Fli affonda: «Nel centrodestra romano è cominciata la notte dei lunghi coltelli, con il pressing su Gianni Alemanno perché rinunci a ricandidarsi. Quello che il Pdl non ha capito è che, a Roma, Alemanno perde perché ha governato in continuità con chi lo ha preceduto», spiega Flavia Perina, responsabile a Roma di Fli.
Malgrado il giallo della telefonata resta l'impressione che la ricandidatura di Alemanno sia tutt'altro che scontata. La popolarità dell'ex ministro dell'Agricoltura si è assestata su livelli mediobassi, tra prese in giro sul web ed errori mediatici, al punto che sarebbe in rotta con lo spin doctor Luigi Crespi. Il nervosismo di Alemanno è anche registrato dai sempre più frequenti battibecchi con Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma e possibile candidato del centrosinistra. Il sindaco di Roma sembra mancare la prospettiva di un guizzo, un colpo di coda che possa fare impennare le sue azioni; ciononostante sembra intenzionato a presentarsi alle primarie del prossimo 26 gennaio e anzi pare ritenere fisiologica e perfino giusta una sua ricandidatura, convinto com'è che l'appannamento della sua immagine sia frutto più di goffaggini mediatiche che di cattiva amministrazione.

Nel Pdl però si pensa anche ad altre figure, o di area ex-An (si pensa all'ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni) o meglio ancora della cosiddetta società civile: in calo le azioni di Luigi Abete, crescono quelle di Guido Bertolaso. In caso di pioggia torrenziale o di neve - scherza qualcuno - se la caverebbe certamente meglio di Alemanno. La volata al Campidoglio è stata lanciata: sarà lunga e senza esclusione di colpi.

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