Roma - Forza Italia chiama, il Nuovo centrodestra non risponde. Ieri il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta, si è rivolto ai suoi ex colleghi di partito con un appello a partecipare alla manifestazione di mercoledì, in concomitanza con il voto in Senato sul Cavaliere. «Tutti in piazza il 27 novembre, e tutti insieme a Silvio Berlusconi. Tutti uniti per la libertà», le parole dell'ex ministro. «Non partecipiamo. Guardiamo al futuro e non siamo coinvolti», ha replicato Alfano sostenendo che Ncd ha fatto «una scelta diversa guardando al futuro ed all'Italia». Un'esternazione che marca la diversità rispetto alla linea «estremista» di Forza Italia cercando di conciliare gli opposti. Il leader della neonata formazione è «contro la decadenza ma non per lasciare il Paese al buio», a differenza dei «tanti esponenti del Pdl che sostenevano che alla decadenza avrebbe dovuto seguire la caduta del governo» e che, secondo lui, spingerebbero Berlusconi su posizioni radicali. Tuttavia, l'ex segretario del Pdl ha ribadito che «la legge Severino non dovrebbe essere interpretata in maniera retroattiva» e che «un uomo con la carriera e la biografia di Berlusconi (con il quale afferma di essere restato in contatto, ndr) meriterebbe non i servizi sociali ma di ricevere la grazia» non necessariamente «su richiesta». Alfano, però, non è entrato nel merito, anche per non irritare il Colle.
A queste parole Renato Brunetta ha immediatamente reagito interpretando quel «coinvolti» in senso letterale. «Forza amico Alfano, vieni mercoledì, ti coinvolgo. Il tuo affetto diventerà atto politico partecipando», ha scritto in una lettera aperta aggiungendo che, in quanto vicepremier, potrebbe proporre in Consiglio dei ministri un decreto contro l'applicazione retroattiva della Severino. Analogamente, Brunetta invita il ministro a farsi «tramite» presso il Quirinale delle istanze di Silvio Berlusconi.
Ma la navigazione di Alfano si è già spinta oltre e forse la distanza gli rende più difficile ascoltare questi ultimi richiami. L'intervento del titolare del Viminale ieri all'Arena su Rai1, infatti, si è per buona parte incentrato sui temi attinenti la compagine di governo. A scanso di equivoci, ha ricordato a Matteo Renzi che «se noi non ci siamo, cade il governo». Insomma, un avviso al sindaco di Firenze e futuro segretario del Pd. «Se facesse saltare il governo appena arrivato alla guida della sinistra, si comporterebbe come un vecchio politico», ha chiosato. Alfano ha superato le colonne d'Ercole e, con spirito sinceramente bipartisan, si è rivolto al suo omologo fiorentino per un accordo riformista. «Ho un patto da proporre al Parlamento, a Letta e al Pd di Renzi», ha dichiarato. L'elenco è, ovviamente, nutrito.
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