Alfano in bilico sulle primarie: "Ma dobbiamo restare uniti"

Il segretario del Pdl: "Aspettiamo di sapere cosa deciderà il Cav. E qualunque cosa accada sarà in accordo con lui..."

Il segretario deol Pdl Angelino Alfano
Il segretario deol Pdl Angelino Alfano

Roma - «Entro la prossima settimana sarà tutto più chiaro. Ma se Berlusconi è in campo questo non può non avere effetti sulle primarie visto che servono a scegliere la persona che si candida a premier al posto di Berlusconi». È il giorno più difficile per Angelino Alfano, stretto nella tenaglia delle pressioni incrociate, con il presidente del Pdl pronto a battezzare una nuova creatura politica e gli ex An in pressing per convincerlo a celebrare comunque il rito delle primarie.
Il segretario, consapevole di muoversi su un terreno scivolosissimo, intervenendo a Domenica in, tenta di salvaguardare l'unità del partito attraverso una mediazione forse impossibile. Così prima ribadisce il suo sostegno alle primarie - «sono ancora in campo, rappresentano la strada più giusta» - poi invita l'ex premier a dire una «parola chiara», convocando un ufficio di presidenza. Il tutto, però, senza alzare i toni o entrare in aperto conflitto con il fondatore. «Ho un vincolo molto solido di affetto con il presidente, e sono convinto che sia profondo proprio perché mi consente di dire con chiarezza ciò che sento». Proprio per questo, «qualunque cosa dovesse accadere avverrà d'amore e d'accordo con Berlusconi». In ogni caso «il mio motto è uniti si vince. Noi dobbiamo trovare la formula per vincere, perché noi, e ci credo davvero, possiamo ancora vincere le prossime elezioni perché la ricetta economica del centrosinistra non è quella giusta e alla fine sarà la Cgil a decidere». Alfano è sicuro che la prossima settimana si saprà cosa farà l'ex premier: «Fino ad allora fare prognosi è sbagliato». Una richiesta di chiarezza sposata anche da Fabrizio Cicchitto. «Berlusconi decida. La scelta dello spacchettamento innescherebbe concorrenza e conflittualità».
Di certo l'ex Guardasigilli è perfettamente consapevole che ormai la strada è tracciata. I quattro colloqui telefonici avuti con l'ex premier nell'arco di 24 ore - nel quale Berlusconi lo rimprovera di «aver dato eccessivo ascolto ad alcuni cattivi consiglieri» - rafforzano in lui la consapevolezza che difficilmente quest'ultimo cambierà idea, né si potrà percorrere la strada dello «spacchettamento concordato». Per questo i contatti sia con i «montiani» del Pdl che con gli ex An, spaventati da un passaggio di Alfano nella nuova creatura berlusconiana, si sviluppano sul filo della tensione e culminano in un incontro serale a Via dell'Umiltà dove si provano a studiare eventuali contromosse, con Alfano che assicura che «farà l'impossibile per evitare la spaccatura». Berlusconi al segretario fa sapere che non avrebbe problemi ad accoglierlo nella nuova creatura. Atteggiamento diverso, invece, verso la vecchia guardia a cui non potrebbe offrire ospitalità nelle liste.
Di certo sono ormai ufficiali i candidati per le primarie. Coloro che hanno depositato almeno 10mila firme sono otto: Angelino Alfano, Giorgia Meloni, Guido Crosetto, Daniela Santanchè, Michaela Biancofiore, Gianpiero Samorì, Giancarlo Galan e Alessandro Cattaneo. Galan, però, non ha depositato la sua candidatura ritenendo le primarie «inutili» dopo le parole di Berlusconi. Quindi i concorrenti scendono a sette.

L'ultimo sondaggio Datamonitor, peraltro, vede Alfano in testa con il 36% seguito dalla Meloni al 24; Crosetto al 16; Santanchè al 9; Samorì al 7, Cattaneo e la Biancofiore all'1. Una fotografia che racconta di una gara potenzialmente aperta con una distanza non incolmabile tra il primo e il secondo candidato.

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