Alfano al governo: dite basta alla Merkel

Il segretario Pdl in aula: "Sul rigore Monti dica alla cancelliera che, se non cambia linea, il Paese avrà una reazione negativa".

Alfano al governo: dite basta alla Merkel

Roma - Media Angelino Alfano. E nel suo intervento alla Camera che segue l’informativa di Mario Monti tiene insieme quelle che da tempo sono le due linee che convivono in un Pdl sempre in stato di agitazione: quella di chi ritiene che, «nonostante tutto», sarebbe un errore staccare la spina al governo e quella di quanti lo farebbe anche domani. Quest’ultima, in verità, ieri decisamente sottotraccia, visto che anche i più critici sono ben consapevoli che non potevano essere i tre voti di fiducia sul ddl anticorruzione il tema giusto per aprire un casus belli con il governo.
Così, sul fronte crisi, Alfano conferma l’appoggio del Pdl all’esecutivo, ma cerca di indicare paletti chiari. Aprendo, per la prima volta in maniera così netta, un fronte con Angela Merkel. «Lei ha il sostegno delle principali forze parlamentari del Paese che - dice il segretario nel suo intervento a Montecitorio - all’unisono le diranno che ha un mandato pieno e noi saremo idealmente al suo fianco quando andrà al Consiglio europeo del 28 giugno a Bruxelles perché può svolgere un ruolo importante». Però, «usi questo consenso e dica alla Merkel che se la Germania continua in quella direzione il Parlamento italiano potrebbe avere reazioni negative a quella politica». Perché, aggiunge, «temiamo che a capo degli egoismi in Europa ci sia la Germania». Poi torna sulla modifica del mandato della Bce, un punto su cui «fare una battaglia» perché deve poter stampare moneta come fa la Fed negli Stati Uniti. E più tardi, nel corso di un convegno organizzato dalla fondazione FareItalia con l’ex premier spagnolo José Maria Aznar, il segretario del Pdl ribadisce la necessità di una «stabilità finanziaria» che «si fondi sugli eurobond» e di una «capacità di investimento» che «si basi sui project bond». Insomma, «serve la consapevolezza che di solo rigore un Paese può morire e non possiamo continuare ad accettare ricette che portano l’Europa verso il declino». Ricette che contribuiscono a far sì che «la mia generazione, quella di chi ha come me 40 anni, rischi di essere l’ultima che ha creduto nel sogno dell’Europa». Stesso concetto su cui punta il presidente dei deputati del Pdl al Parlamento europeo nel suo intervento in aula a Strasburgo. «Nelle piazze e nelle strade d’Europa - dice Mario Mauro - coloro che non credono nell’Europa aumentano di giorno in giorno.
Ma Alfano affronta anche il nodo del sostegno al governo, tema caldo per il Pdl. «Noi l’abbiamo sostenuta con lealtà e - dice Alfano - senza usare immagini troppo raffinate le dico che la macchina l’ha guidata lei». E ancora: «Abbiamo accettato i provvedimenti del governo presentati in Parlamento e il Parlamento, e credo di non fare torto a qualcuno, li ha migliorati, non peggiorati. In questo contesto, continueremo a fare il nostro compito, a cominciare da oggi e approveremo i provvedimenti che lei presenterà». Almeno fino a al Consiglio europeo di fine giugno, visto che prima di allora qualsiasi strattone è impensabile. Perché l’insofferenza verso l’esecutivo a via dell’Umiltà resta a livelli altissimi se ieri si contavano sulle dita di una mano le dichiarazioni di parlamentari del Pdl in sostegno di Monti. E quelle poche sono comunque in chiave anti-crisi, «perché l’Italia abbia la forza di indirizzare l’agenda comunitaria sui temi della crescita», come dice Laura Ravetto, o perché Monti possa «ottenere risultati concreti al vertice Ue», come twitta l’ex ministro Mariastella Gelmini.
E il disagio è tanto palpabile che prima delle tre fiducie sul ddl anticorruzione il vicecapogruppo vicario alla Camera Massimo Corsaro e Giorgia Meloni pensano bene di buttare giù una nota congiunta in cui invitano i colleghi a votarle «per non consentire a questo esecutivo la furbata di accusare il Pdl di non avere a cuore il tema della lotta alla corruzione». E forse anche per evitare che il numero degli assenti durante le votazioni fosse eccessivamente alto. Chi non ha votato è certamente Silvio Berlusconi che ieri ha passato il pomeriggio a Palazzo Grazioli, tra telefonate e incontri (tra cui Amedeo Labocetta), nonostante agli ultimi voti di fiducia non fosse mai mancato.

Qualcuno l’ha interpretato come un segnale rispetto al governo, anche se Paolo Bonaiuti assicura che non c’è sotto alcun messaggio subliminale. «Come ha sempre fatto quando si è trattato di voti che riguardavano la giustizia - dice il portavoce del Cavaliere - Berlusconi ha preferito non esserci».

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