Alfano pensiona Berlusconi per offrire il Pdl a Casini

Con l'ex premier in Russia, la proposta a Pierferdy: "Cav pronto a non candidarsi. Tocca a te". Mossa spinta dall'agitazione dei colonnelli. La risposta del ledader Udc? "Non mi fido"

 Il segretario del Pdl Angelino Alfano
Il segretario del Pdl Angelino Alfano

«Per unire il centrodestra Silvio Berlusconi è pronto a non ricandidarsi. A questo punto per non consegnare l'Italia alla sinistra occorre un gesto di visione e generosità degli altri protagonisti del centrodestra». Nel giorno in cui Nichi Vendola annuncia il suo «stop» all'alleanza con l'Udc, sull'altro fronte Angelino Alfano, nel pieno della tempesta interna al Pdl, prova a sparigliare e giocare la carta del passo indietro del leader per favorire una ricomposizione del fronte dei moderati. Una sorta di ultima chiamata indirizzata tanto a Pier Ferdinando Casini quanto a Luca Cordero di Montezemolo per sottrarre a questi ultimi alibi o diritti di veto.
«Abbiamo il compito di ricostruire il centrodestra italiano» spiega Alfano alla presentazione del libro di Ferdinando Adornato. «Se, come è nelle cose, Berlusconi non candiderà se stesso, allora caro Pier tu hai il diritto e il dovere di impegnarti per ricomporre l'area moderata. Questa è la sfida. Bisogna profondere ogni sforzo per unire una grande area moderata e alternativa alla sinistra». Riguardo al voto il segretario del Pdl tratteggia uno scenario: «Se ne avremo le forze, la sinistra non andrà al governo e avremo uno Stato più leggero e con meno tasse. Con la sinistra al governo avremo uno Stato più pesante e più tasse».
La reazione di Casini è prudente. «Mi auguro che i fatti dimostrino che quel che ha detto Alfano sia vero», replica il numero uno Udc. «Gli italiani sono abituati alle giravolte di Berlusconi, per questo servono cautela e parsimonia nel giudizio. Accettare le sfide è doveroso ma non cedere agli inganni lo è altrettanto». Il tutto accompagnato da un richiamo che suona come una sorta di pre-condizione. «Angelino tu ti sei dimenticato di Monti. Non è un espediente né un incidente di percorso».

La sortita del segretario del Pdl, in realtà, non sembra essere stata concordata preventivamente con Silvio Berlusconi. Elemento a sostegno di questa tesi l'assenza dalla scena italiana del presidente del Pdl, impegnato a Mosca nei festeggiamenti per i sessant'anni di Vladimir Putin. Alfano, dopo un confronto dai toni insolitamente aspri con Berlusconi avuto nei giorni scorsi, avrebbe rivendicato la necessità di riprendere in mano una iniziativa forte per riunire il fronte dei moderati e mettere fine alla guerra interna tra chi vuole conservare il Pdl e chi auspica uno spacchettamento e la creazione di un soggetto nuovo di zecca guidato dallo stesso Berlusconi, con una forte iniezione di soggetti provenienti dal mondo imprenditoriale e dalla società civile (c'è chi ipotizza una convention e il lancio del nuovo contenitore per i primi di gennaio).
Il presidente del Pdl, di fronte al pressing di Alfano, avrebbe ribadito di essere pronto a fare «non uno ma dieci passi indietro per favorire la vittoria dei moderati». Il tutto accompagnato da una postilla: «Non posso concludere la mia carriera politica riconsegnando il Paese alla sinistra». In realtà Berlusconi sa bene che molto difficilmente la strada di Pier Ferdinando Casini potrà tornare a incrociarsi con quella del Pdl. Al contrario confida ancora sulla possibilità di stringere un accordo con Luca Cordero di Montezemolo. Di certo Berlusconi, atterrato nella tarda serata di ieri a Milano, continua a prendere tempo e non ha ancora sciolto le riserve sul suo eventuale impegno in prima persona. Prima di scendere in campo vuole capire chi sarà il candidato del Pd - difficilmente potrebbe competere con Matteo Renzi - e vuole valutare con attenzione il risultato delle elezioni siciliane di fine ottobre. Questa mattina a Villa San Martino avrà un confronto con i suoi più stretti collaboratori e forse anche con i figli e i vertici del gruppo Mediaset.

A quel punto, con ogni probabilità domani, riunirà lo stato maggiore del partito per fare il punto della situazione e affrontare il «dossier Pdl» e il suo eventuale superamento. Uno strappo che potrebbe anche essere concordato allo scopo di allargare l'offerta politica e attirare con più liste federate un elettorato di centrodestra alla disperata ricerca di rappresentanza.

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