Alfano in pressing sulla Lega «Uniti continuiamo a vincere»

Alfano in pressing sulla Lega «Uniti continuiamo a vincere»

MilanoUn’apertura all’alleanza con la Lega «perché speriamo che Bossi possa concedere ancora delle deroghe». Ma anche l’annuncio che il presidente Silvio Berlusconi alle prossime elezioni amministrative del 6 e 7 maggio «farà la sua parte come sempre, con generosità». E, parlando del governo Monti, la certezza che «dopo i primi cento giorni di sbronza, il conto salato sta arrivando anche alla sinistra». Giornata a Milano ieri per il segretario del Pdl Angelino Alfano relatore al convegno sul lavoro organizzato dal Pdl con gli ex ministri Maurizio Sacconi e Renato Brunetta. Ma anche occasione per incontrare i quadri del partito e i candidati, lanciando la campagna elettorale insieme al coordinatore regionale Mario Mantovani, alla sua vice Viviana Beccalossi, a quello nazionale Ignazio La Russa, al governatore Roberto Formigoni, al presidente della Provincia Guido Podestà e alla responsabile della task-force per le amministrative Mariastella Gelmini. Un test decisivo per fare il punto sullo stato di salute del centrodestra perché «i sondaggi danno il Pdl in forte crescita», ha spiegato Alfano nella riunione a porte chiuse. E per farsi capire meglio, racconta un partecipante, «ha utilizzato una metafora botanica». Il Pdl è come un albero che è stato squassato dalla tempesta. «Chiaro che abbiamo perso un po’ di foglie, ma grazie alle nostre radici abbiamo retto alla bufera e siamo ancora in piedi». Radici, ha sottolineato con molta decisione Alfano, ben piantate nel territorio. Chiaro il riferimento, davanti ad amministratori locali e ad aspiranti sindaci, alla volontà del partito di ripartire proprio dalle realtà locali. «E questo - commenta il neo coordinatore milanese Giulio Gallera - ha dato molto entusiasmo a chi ha sempre creduto nel lavoro fatto nelle strade e nelle periferie. E ha puntato sulla ricerca del consenso che va cercato tra i cittadini. Con Alfano si lavora davvero bene». E lui, Alfano, si dice certo che quelli scelti siano «candidati davvero forti». E che consentiranno «di poter fare un bel risultato». In Lombardia, secondo Mantovani, «tutti in grado di vincere al primo turno o di andare al ballottaggio». Chiaro che il nodo rimane quello delle alleanze con la Lega per riallacciare quel patto che consente a Formigoni di governare la regione più importante d’Italia. E proprio ieri, non molto lontano, il leader Umberto Bossi riuniva nella sede di via Bellerio la segreteria politica per parlare proprio di liste e candidati. Oltre che di riforma del lavoro. L’alleanza con il Carroccio, ricorda Alfano, «rimane solida sia in Regione Lombardia che in oltre venti province e centinaia di comuni. Speriamo che Bossi, rispetto alla scelta di autonomia compiuta nella Lega, conceda le deroghe per dimostrare che uniti si continua a vincere. Evitando di consegnare il Nord alla sinistra».
Anche perché, parlando del premier Monti, l’idea di Alfano è che «noi abbiamo messo in conto di pagare un dazio al governo. Ma dopo i primi cento giorni di sbronza in cui la sinistra ha raccontato agli elettori che si era affermato il bene perché si era eliminato il male, hanno preso atto che la sinistra è stata al governo dal 2006 al 2008, due anni degli ultimi cinque e mezzo. Non un’era geologica fa». E dunque «ora che i brindisi sono finiti, il conto arriva salato anche a sinistra». Governo che, sorride Alfano, «per noi non è uno yogurt, la sua durata si giudicherà sui risultati». Per l’ex ministro Mariastella Gelmini «il Pdl non ha mai messo una data di scadenza a Monti. Ci sono le condizioni per arrivare alla fine del mandato, ma il governo deve lavorare e mantenere gli impegni per cui l’abbiamo votato, tra cui la riforma del lavoro». Con un appunto, perché «la mancata scelta del decreto ha reso più perigliosa la sua approvazione». Tema spinoso. «Noi - rimarca Alfano - ci auguriamo che i risultati arrivino, perché siamo molto preoccupati quando una parte specifica ed estrema della Cgil condiziona la Cgil, la Cgil condiziona il Pd e il Pd condiziona il governo dell’Italia. Il che vuol dire che l’Italia è condizionata da una parte estrema della Cgil e cioè dalla Fiom».
Inevitabile una domanda dei cronisti sui casi giudiziari che stanno colpendo Regione Lombardia con dieci consiglieri indagati. Alfano non si sottrae.

«Nel corso della sua esperienza di governo - ha sottolineato Alfano - Formigoni ha avuto l’attenzione dei giudici in 11 gradi di giudizio per quattro diverse circostanze. Finora ha vinto 11-0 e non vedo profilarsi un gol della bandiera di quelle forze politiche della sinistra che non hanno una ricetta alternativa per governare».

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