RomaCala il sipario sui lavori parlamentari, sale il pressing del Pdl per chiudere l'accordo sulla legge elettorale. C'è un timore che circola con forza a Palazzo Grazioli in queste ore: quello del trappolone. Dopo settimane di tira e molla, di scioperi della fame, di ultimatum quirinalizi, di serrati confronti tra gli sherpa, la quadratura del cerchio è tutt'altro che vicina. Il nuovo modello di legge elettorale definito e condiviso semplicemente non c'è. La prossima riunione in Senato è fissata per il 29 agosto. Anche se il vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello aveva chiesto di anticiparla al 23 agosto «per avere il tempo di votarla alla Camera entro il 20 settembre».
Il traguardo quindi è tutt'altro che vicino e il retropensiero presente nella mente di Silvio Berlusconi è che il libro dei buoni propositi possa essere riposto in un cassetto con nonchalance dal Pd. A Via del Nazareno, infatti, c'è tutto l'interesse ad andare al voto con il vituperato Porcellum e uno scenario in cui a settembre i maggiorenti del partito di Bersani decidono di tirarla per le lunghe, adducendo pretesti e scuse, non viene certo scartato. Anzi. Nella mente di Berlusconi il sistema ideale è quello che consenta una sfida in campo aperto tra Pdl e Pd - quindi con il premio al partito e non alla coalizione - senza la Babele delle alleanze coatte. Una partita sui contenuti, giocata su ricette di politica economica chiare da sottoporre ai ceti produttivi senza ambiguità e doppiezze. Anche perché, come spiegava ieri Angelino Alfano, «gira che ti rigira la sinistra propone sempre più tasse: basta leggere oggi i giornali e vedere quello che dicono Bersani, Camusso, Fassina».
Una differenza in qualche modo «antropologica» che l'ex premier sente di poter far valere presso le associazioni di categoria. Ad esempio ricordando le tante volte che le rassicurazioni offerte dal centrosinistra sono state disattese e sostituite da un latente sentimento anti-imprenditoriale. Lo schema berlusconiano, però, prevede un modello di legge elettorale coerente e non è escluso che questo possa influenzare la sua discesa in campo. Anche se, come ricorda Alfano, «Berlusconi è il politico italiano che riscuote il maggior consenso personale. Non credo che nella storia della Repubblica ci sia mai stato un leader che ha avuto lo stesso consenso individuale come voti». Di certo ora il Pdl, perso Casini, guarda alla Lega: «Crediamo che le condizioni per un'alleanza ci siano» spiega Alfano. «Sarebbe un errore grave che una divisione tra noi e la Lega consegnasse il Nord al centrosinistra, anche perché è una sinistra, e me ne sono accorto durante la riforma del lavoro, che ha un grande pregiudizio anti-imprenditoriale». Ma soprattutto punta a giocare la partita dell'economia reale, sviscerando le contraddizioni della politica industriale che il Pd faticosamente cerca di mettere in campo, ad esempio con l'intervista-biglietto da visita di Bersani al Sole24Ore. «La sua agenda per la crescita è vaga ed elusiva» attacca Mariastella Gelmini. «Fa il sindacalista degli enti locali contro i tagli alla spesa ma rilancia, anche giustamente, il credito di imposta per la ricerca.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.