Roma Si avvicina il momento delle scelte e la tensione sale alle stelle dentro il Pdl. I contatti che si susseguono nel corso della giornata mostrano un costante riavvicinamento tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, tanto più dopo i sondaggi ufficializzati da Alessandra Ghisleri che accreditano il segretario di un buon appeal elettorale. L'ex Guardasigilli è però soggetto al fuoco incrociato delle varie anime del partito. E, soprattutto, non ha ancora rinunciato a tentare la missione impossibile: la ricucitura tra il fondatore e lo stato maggiore del partito.
La prima spina sul suo cammino sono le primarie. I partecipanti a una consultazione in via di cancellazione - l'ipotesi più verosimile è che venga rimpiazzata da generiche convention programmatiche, da un Consiglio nazionale e incontri sul territorio - alzano la voce. In particolare sono i più giovani, Giorgia Meloni e Alessandro Cattaneo, a chiedergli di fare chiarezza sul loro destino. L'ex ministro della Gioventù affida a un tweet la sua irritazione: «Si dice vogliano annullare le primarie, ma nessun organo del Pdl si è riunito. Chi vuole annullarle ci metta la faccia, io non mi ritiro». Il 33enne sindaco di Pavia si dice «arrabbiato» e chiede: «E ora cosa diciamo a chi ci ha creduto e ha firmato per sostenere i candidati?». Così Alfano, in serata, prende carta e penna e comunica con una nota la convocazione degli organi statutari. «Ho sentito il presidente Silvio Berlusconi e abbiamo concordato di convocare, la prossima settimana, l'ufficio di presidenza per assumere le decisioni riguardo le primarie e l'assetto migliore da presentare nella prossima campagna elettorale». Il tutto mentre i fedelissimi di Berlusconi si affrettano a specificare che «le primarie non sono mai state nella nostra tradizione» (Michela Vittoria Brambilla) e che, «sono state mitizzate troppo» (Giancarlo Galan). Daniela Santanchè, a sua volta, ritiene saggia la decisione di cancellare una competizione che, organizzata in fretta e furia, avrebbe favorito i candidati di apparato o dotati di «truppe cammellate» (stoccata non casuale diretta verso Alfano e la stessa Meloni).
Alfano deve anche fronteggiare il pressing incrociato delle varie correnti. I montiani alla Mauro, Lupi e Fitto gli chiedono di convincere Berlusconi a convergere sull'attuale premier come federatore del centrodestra e contano sullo spostamento della data del voto che, a questo punto, dovrebbe essere in aprile, per avere più tempo per portare a termine questa operazione. Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa pretendono garanzie, preparano l'addio al Pdl (che salvo segnali da Palazzo Grazioli potrebbe celebrarsi lunedì con il battesimo di «Centrodestra nazionale») e incassano l'invito del segretario a concedergli un altro po' di tempo per trattare. Alfano, però, deve anche tener conto del crescente malumore di Giorgia Meloni, impegnata in una raccolta di firme per rilanciare l'ipotesi di primarie a gennaio o a febbraio. L'ex ministro della Gioventù non è convinta di aderire alla nuova Alleanza nazionale, schierandosi così accanto a coloro che ne hanno combattuto la candidatura alle primarie.
Piuttosto vorrebbe provare a giocare in campo aperto e costituire un nuovo «soggetto generazionale» insieme ad Alessandro Cattaneo con il quale i contatti si sono infittiti negli ultimi giorni. Insomma lo scontro si va spostando su una nuova direttrice.
Da una parte i giovani che senza rinnegare il ruolo del fondatore vorrebbero un rinnovamento e pretendono le primarie, dall'altra i fedelissimi dell'ex premier che le considerano alla stregua di uno schiaffo al creatore del Pdl. Alfano media. Ma sa che alla fine verrà il tempo delle scelte e difficilmente queste potranno avvenire senza spargimento di sangue e senza lasciare sul campo feriti e delusi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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