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"Allearsi col Pd? Fino alle europee a Conte non conviene...". Il retroscena

Finora dem e grillini hanno siglato solo 4 accordi su un totale di 19 Comuni al voto. Conte teme la concorrenza della Schlein

"Allearsi col Pd? Fino alle europee a Conte non conviene..."
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“Quando si è certi della sconfitta è più facile dividersi. Ora siamo tornati al 20%, ma non appena arriveremo al 25 e il distacco con FdI si ridurrà tutti vorranno tornare alleati…”. Questa è la convinzione che circola all’interno del Pd dove Francesco Boccia, è tornato a suonar la carica rievocando l’alleanza giallorossa.

La corsa alle Comunali

“Mi sembra evidente che la posizione del Pd e quella del M5S abbiano punti di convergenza. Se mi permettete, credo di averlo detto molti ma molti mesi fa”, ha detto a La Stampa il neocapogruppo del Pd al Senato, fermamente convinto che Giuseppe Conte sia “una persona seria e intelligente” e che “non ipotizzi alcuna concorrenza ma voglia solo aggregare quante più forze possibili”. Il leader del M5S, però, continua a fare orecchie da mercante. Dal 2019 si parla con insistenza di questa fantomatica “alleanza giallorossa”, ma poi quando si arriva alle urne i Cinquestelle trovano sempre un modo per defilarsi. E, anche quando Pd e M5S siglano un accordo, perdono sonoramente. È successo alle Regionali in Umbria nel 2019, in Liguria del 2020, in Calabria nel 2021 e in Lombardia qualche settimana fa.

In tutte queste competizioni, il candidato giallorosso ha perso con circa venti punti di distacco. Uno scenario simile potrebbe ripetersi questo fine settimana in Friuli Venezia Giulia dove la riconferma del leghista Massimiliano Fedriga appare scontata. E, proprio in questa Regione, si verifica una curiosa discrepanza: nello stesso giorno in cui in Regione i giallorossi corrono insieme e il Terzo Polo va da solo, nella città di Udine accade l’inverso. Nel capoluogo di provincia friulano, il Pd è alleato col Terzo Polo, mentre i Cinquestelle si presentano con un loro candidato.

La partita in gioco

Ma la schizofrenia nella geometria politica del centrosinistra non finisce qui. A maggio si voterà in vari diversi capoluoghi di provincia. Ebbene, su 19 città che andranno al voto, Pd e Cinquestelle sono stati in grado di trovare un accordo solo in quattro casi (Teramo, Brindisi, Catania, Pisa), mentre è in bilico in tre città (Latina, Siracusa, Terni). Niente da fare, invece, per gli altri nove capoluoghi: Imperia, Brescia, Massa, Sondrio, Ancona, Trapani, Ragusa, Siena, Treviso, Vicenza. A Brescia, Massa e Ragusa, infine, come rivela La Repubblica, il Movimento si è addirittura alleato con forze alla sinistra del Pd, come Unione popolare o Sinistra Italiana, mentre a Sondrio i pentastellati sono non pervenuti. A tal proposito, la pentastellata Vittoria Baldino, intercettata da ilGiornale.it, minimizza: “Il tema sui territori è sempre lo stesso e non cambia oggi. Laddove è possibile creare un’alleanza credibile e civica non abbiamo remore ad andare insieme”.

L'opinione degli esperti

Il politologo Luigi Di Gregorio invita a distinguere tra Regionali e Comunali e spiega: “Alle Regionali Conte e Calenda alle Regionali sono andati soli dove pensavano di andare meglio – i 5 Stelle nel Lazio e Calenda in Lombardia – proprio perché stavano cercando di sfruttare la crisi del Pd. Poi gli è andata male perché sono andati peggio del Pd”. Alle comunali, invece, c’è il vantaggio del doppio turno e “questo – sottolinea Di Gregorio - ti permette di poter correre da solo, vedere quanto pesi ed eventualmente rischiare di avere il tuo sindaco al ballottaggio”.

Secondo il sondaggista Federico Benini, invece, bisogna tener conto del fatto che, a livello territoriale, i Cinquestelle sono sempre andati male e che i giallorossi, finora, si sono presentati insieme solo in Regioni dove la sconfitta era inevitabile. “Diverso è il discorso del Molise dove si voterà nei prossimi mesi e dove i Cinquestelle sono sicuramente più forti che in Lombardia. La vera sfida si giocherà al Sud”, sentenzia il sondaggista secondo cui Conte non può permettersi di rompere col Pd: “Con la Schlein segretaria, i suoi non capirebbero questa scelta”.

È di diversa opinione, invece, Renato Mannheimer: “Credo che, con la Schlein, i due partiti siano ancor più concorrenti tra di loro e che Conte abbia capito che gli conviene andare da solo ancora per un po’. Le elezioni che contano saranno le Europee e, intanto, lui vuole rafforzarsi”.

L’unica possibilità di vincere, per il centrosinistra, è allearsi, ma “in vista delle Europee è più importante ‘contarsi’ e il leader del Movimento non vuole appiattirsi verso le posizioni del Pd perché sa che la Schlein ‘mangia’ i Cinquestelle”.

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