Ci sono storie che vengono da lontano. Macchiate di sangue e polvere. Fanno male, ma nella loro tragicità servono almeno a scardinare i tasselli dei pregiudizi. Domenico faceva l'ingegnere, Giuseppe il cameriere. Erano partiti dal Sud e avevano trovato lavoro in Germania. Scrollandosi, col fremito di un'alzata di spalle, i vecchi luoghi comuni sui giovani meridionali che «preferiscono rimanere disoccupati piuttosto che lasciare la propria terra». Domenico Lorusso, lucano, e Giuseppe Marcone, pugliese, avevano rispettivamente 31 e 23 anni. Entrambi sono stati uccisi in Germania: il primo quest'anno a Monaco di Baviera, «colpevole» di aver difeso la fidanzata; il secondo l'anno scorso a Berlino, «reo» di aver rifiutato una sigaretta a due balordi. L'assassino di Domenico non è ancora stato trovato, gli assassini di Giuseppe sono stati arrestati e rimessi in libertà dopo appena 6 mesi. Così va la giustizia in Germania, il Paese «modello» che ci dà lezioni su tutto. Giuseppe Raimondi di anni ne aveva invece 21 e a Mykonos era andato solo per divertirsi dopo un anno di studio e lavoro: anche lui, nel luglio 2011, venne ucciso durante una rissa in discoteca. Una bottigliata in faccia sferrata da un criminale. Giuseppe era la persona più pacifica del mondo. Non meritava quella fine. Come non la meritavano Lorusso e Marcone. E come non la meritava Roberto Bonura, il 30enne abruzzese trovato morto l'anno scorso su una spiaggia di Las Palmas. La sua fine resta un giallo: c'è chi ipotizza il suicidio, chi invece un omicidio per rapina.
Nessun dubbio invece sul raid che ha portato ieri alla morte Joele Leotta. Il movente del blitz assassino resta un rebus, ma il contesto sociale in cui esso è maturato appare evidente. La conferma viene anche da Andrea Augustini cugino di Joele: «Io ero qui con i miei zii e i genitori di Alex (l'amico di Joele scampato alla furia dei killer ndr), nessuno ci diceva niente. Mio cugino è andato in Inghilterra per trovare un'occupazione, perché qui in Italia non c'è lavoro. I politici stanno sempre bene, si fa di tutto per non creare lavoro, e i giovani vanno addirittura a morire lontano da casa per guadagnare 800 sterline al mese, e non 20mila euro stando seduti. Mio cugino torna a casa in una bara, a vent'anni, dopo una settimana, mentre la gente che ci governa ruba soldi».
«Noi - accusano la mamma e il papà di Joele - abbiamo saputo della morte di nostro figlio dai genitori di Alex, l'altro ragazzo ferito. I carabinieri ci hanno avvertiti 24 ore dopo l'omicidio».
Joele stravedeva per il fratellino, amava il basket ed era tifoso dell'Inter. Nel Kent voleva trovare un lavoro. Ha trovato la morte.
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