Almeno metà delle entrate si possono mettere in cassaforte

Anche per i lavoratori autonomi c'è la possibilità di integrare la pensione. Ecco il caso di una pediatra libero professionista nata nel luglio 1977. Dopo aver conseguito la laurea ha frequentato il corso di specializzazione e ha iniziato nel 2004 la libera professione. Il suo attuale reddito annuo è pari a 45mila euro, mentre le previsioni per i prossimi anni sono per un incremento medio delle entrate e cioè due punti percentuali in più rispetto al tasso di inflazione. Con queste premesse, la dottoressa dovrebbe andare in pensione, in base alle attuali regole della previdenza italiana, nell'agosto 2042 all'età di 65 anni e un mese con 38 anni di anzianità contributiva complessiva. Tenendo conto che il calcolo della pensione sarà effettuato tutto in base al metodo contributivo, l'assegno dell'Enpam (la cassa previdenziale dei medici) non dovrebbe andare oltre i 29.400 euro che equivale al 36,7% dell'ultimo reddito (pari a 79.900 euro).
La dottoressa può aderire a un fondo pensione aperto. Versa, perciò, ogni anno 5.165 euro, la cifra massima che si può portare in deduzione dal reddito imponibile Irpef. Ipotizzando un rendimento medio annuo del 3,9% e un'inflazione annua del 2%, si dovrebbero accumulare 242.200 euro. Sapendo che il costo relativo alla trasformazione della posizione individuale in rendita sia dell'1,25% (si tratta della soluzione che consente di ottenere un assegno integrativo mensile anziché il versamento del capitale in un'unica soluzione), si potranno ricavare 10.260 euro annui, pari al 12,8% dell'ultima retribuzione prevista. Pertanto, la pediatra che ha scelto la libera professione, attivando il versamento in un fondo pensione aperto, potrebbe riuscire ad assicurarsi una pensione di scorta che sommata all'assegno Enpam, dovrebbe far lievitare la rendita al 49,5% del suo ultimo reddito.

C'è anche un'altra possibilità: per integrare ulteriormente il proprio trattamento pensionistico complessivo di un altro 5% o, addirittura di un ulteriore 10%, dovrebbe sborsare un contributo extra, rispettivamente di 2mila o di 4mila euro annui. Questi versamenti, però, non beneficeranno della deducibilità dall'Irpef.

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