Beppe Grillo ha gettato la maschera. Candidando ieri Di Pietro al Quirinale ha smesso di fare l'antipolitica e si è tuffato nella politica più marcia, quella degli amici, quale è l'ex pm per lui. Amico di merende ora sull'orlo dell'abisso dopo che i suoi affari immobiliari e familiari sono stati smascherati in diretta tv dalla trasmissione Report. La Gabanelli non ha aggiunto nulla di nuovo a quanto noi scriviamo da anni a costo di pagare salati conti per diffamazioni riconosciute da tribunali dove, come noto, l'ex pm gode di grandi simpatie. Non ci pentiamo, avevamo visto giusto, esattamente come nel caso della casa di Montecarlo del presidente Fini. Grillo dunque non è super partes rispetto alla politica e a possibili alleanze. È di parte, quella peggiore che mischia il giustizialismo ideologico alla Travaglio (salviamo gli amici, tutti gli altri in galera) ai rimasugli del comunismo radicale, quello che vuole riempirci di tasse per assistere fannulloni e incapaci, con il più becero e violento antiberlusconismo.
Grillo vorrebbe fare sventolare la bandiera rossa sul Colle e trasformare il Quirinale in un comitato di salute pubblica presieduto da magistrati, no global e sindacalisti della Fiom. Nei giorni scorsi avevamo titolato, evocando la tragedia della rivoluzione francese: dai cittadini (così Grillo vuole chiamare i suoi deputati) alla ghigliottina il passo è breve. Era una provocazione, scopriamo invece oggi che di premonizione si trattava. Di Pietro onesto, come dice Grillo? Non scherziamo. L'Idv è stata fucina di ladri e cialtroni come e più degli altri partiti. E poi l'onestà non è misurata in condanne (la storia è piena di sentenze ingiuste, sia a favore sia contro l'imputato) ma in comportamenti. E quello che è scritto nelle motivazioni delle generose assoluzioni dei processi a Di Pietro non è certo roba da politici specchiati (leggere all'interno per credere).
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