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L'inesorabile crollo del M5s: anche il Sud abbandona Conte

Da Nord a Sud i grillini non evitano il crollo verticale dei voti rispetto all'ultima tornata elettorale

L'inesorabile crollo del M5s: anche il Sud abbandona Conte

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Altro crollo dei 5 Stelle alle Comunali: Conte non frena l'emorragia

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Ormai non dovrebbe fare più notizia. Fatto sta, tuttavia, che il Movimento 5 Stelle non riesce minimamente ad arginare la débacle elettorale che un'elezione amministrativa dietro l'altra lo accompagna oramai negli ultimi cinque anni. Qualcuno potrebbe sostenere che i pentastellati siano sempre andati storicamente male nelle consultazioni che rinnovano i sindaci e i presidenti di Regione (e i rispettivi Consigli locali). Un'affermazione che, tra l'altro, è una semi-verità: perché tra il 2015 e il 2018 non aveva fatto poi così male nelle realtà comunali e regionali.

Però quello a cui si sta assistendo è un tracollo verticale senza possibilità di recupero. Se non fosse stato per il leggero rimbalzo delle Politiche del settembre 2022, Giuseppe Conte verrebbe messo sotto "processo" dai militanti grillini per il flop totale di consensi. E così, anche le ultime elezioni Comunali confermano il trend negativo del partito fondato da Beppe Grillo. I risultati definitivi che provengono dal primo turno delle elezioni Comunali nelle regioni a statuto ordinario sono parecchio eloquenti da questo punto di vista.

I numeri dei 5 Stelle rispetto al 2018

Considerando i 13 capoluoghi di Provincia che sono stati appena chiamati alle urne, la situazione è politicamente tragica per i simpatizzanti pentastellati rispetto alle precedenti tornare amministrative. Al Nord i Cinque Stelle non esistono sostanzialmente più. A Brescia passano dal 5,6% del 2018 all'1,3% di ieri, a Sondrio non si sono proprio presentati; a Treviso si va dal 4,1% al 1,1%. Percentuale non molto diverso rispetto a quella di Vicenza. A Imperia passa dal 5,9% all'1,2%. Il discorso si appesantisce ulteriormente se si valuta la situazione in Toscana. A Massa, per esempio, si va dal 13,1% di un quinquennio fa al 2,7% dell'ultimo finesettimana; a Pisa da quasi il 10% si scende a 3% delle scorse ore e a Siena i grillini non vanno oltre un miserrimo 1,4% (nel 2018 non si presentarono proprio nella città toscana celebre per il Palio).

Come se tutto questo non dovesse bastare, diventa altresì impietoso il confronto in altri Comuni del Centro Italia. A Terni, ad esempio, il 10 giugno 2018 il Movimento 5 Stelle aveva centrato addirittura il ballottaggio con la candidatura in solitaria di Thomas De Luca: 25% tondo. Perderà poi contro il centrodestra unito. Oggi invece i responsi numerici dicono che nel comune umbro il rappresentante di Giuseppi agguanta a malapena il 6,5%. Ad Ancona, unico capoluogo di Regione che partecipava a questa consultazione locale, il divario a ribasso negli ultimi cinque anni parla di ben 13 punti percentuali: dal 16,5% al 3,6%.

Teramo, unico capoluogo di Provincia dove per ora ha trionfato un candidato da lui sostenuto, il Movimento passa dal 14,3% al 2,2%. E al Sud, dove teoricamente dovrebbe andare meglio rispetto a tutte le altre aree geografiche del Paese? Il segnale arriva direttamente da Brindisi: se un lustro fa aveva ottenuto il 22%, nelle scorse ore sta poco sopra il 5%.

Tra candidature in solitaria, alleanze con il Partito Democratico e strani accordi con Unione Popolare di De Magistris, il risultato è sempre lo stesso: ovunque in Italia è fallimento completo dei 5 Stelle.

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