Anche gli astronauti mangiano la caponata

RomaLa regina del made in Italy agroalimentare rischia di scomparire o quasi dalle tavole. Colpa di un decreto che entrerà in vigore il prossimo 1° luglio e che prevede che gli operatori inseriti nel sistema di controllo debbano produrre la mozzarella di bufala campana dop esclusivamente in stabilimenti dedicati. Un provvedimento apparentemente banale ma dalle conseguenze devastanti. Previsto dal decreto attuativo della legge 205 del 2008 e pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 21 marzo dopo un regime di prorogatio, il decreto costringerebbe i caseifici che producono anche altri formaggi - e sono la maggioranza - a dotarsi di un doppio stabilimento. Lo scopo è quello di rendere più difficili le truffe e le adulterazioni, ma il risultato è quello di tagliare le gambe ai produttori, impossibilitati ad avere due stabilimenti e quindi costretti a scegliere: o abbandonano la produzione di mozzarella, o abbandonano quella più remunerativa di prodotti bufalini non certificati. Naturalmente i produttori sceglierebbero la prima strada. E sarebbe un danno gravissimo per il settore, per l'industria agroalimentare campana, per l'immagine del made in Italy agroalimentare. Di fatto la mozzarella di bufala campana dop non esisterebbe più e un bianco capolavoro prodotto a Paestum o nel Casertano sarebbe formalmente uguale a una cattiva imitazioneprodotta in Pianura Padana.
I soci del consorzio sono angosciati e hanno inviato al ministero delle Politiche agricole, alle commissioni agricoltura del Parlamento e alle Regioni interessate una lettera in cui annunciano l'abbandono della produzione della mozzarella di bufala campana dop se non saranno approvate «le modifiche al disciplinare già proposte dal consorzio oltre un anno fa, che a parere degli scriventi renderebbero del tutto superflua l'entrata in vigore della legge 205/2008».
Ma la mobilitazione non finisce qui. Il consorzio sta pensando di celebrare un funerale della mozzarella a Roma, ma l'assenza di un governo nel pieno delle sue funzioni allontana il progetto. Nel frattempo, è partita una petizione popolare per salvare la mozzarella di bufala campana dop che si appella a tutti coloro che hanno a cuore un prodotto straordinario e unico. «I tesori - si legge nella petizione - si tramandano, non si distruggono. Aiutaci a salvare uno dei più grandi prodotti italiani. Aiutaci a non perdere un simbolo del Sud che lavora e che produce. Non permettere che le future generazioni non conoscano una delle cose più buone al mondo». La petizione si può firmare online sul sito del Consorzio di tutela www.mozzarelladop.it e sui profili facebook e twitter.


Per il momento sono 44 le aziende aderenti al consorzio di tutela (che comprende 110 caseifici per un totale di 1500 allevatori, 15mila addetti e un business di circa 500 milioni di euro) che hanno comunicato lo stop alla produzione della mozzarelal di bufala campana dop. «Si tratta di aziende - fa spaere Antonio Luciano, direttore del consorzio - che rappresentano circa il 63 per cento della quantità di prodotto certificato». La posta in gioco è altissima. E golosissima.

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