Politica

Nelle carte Letta e Renzi. Il premier: "Non sono io"

Il nome fatto da un testimone, immediata la precisazione di Palazzo Chigi

Nelle carte Letta e Renzi. Il premier: "Non sono io"

Non c'è solo il nome del Guardasigilli Anna Maria Cancellieri nel tiro incrociato delle intercettazioni delle procure - Torino e Milano - che indagano sul caso Fonsai e sull'impero dei Ligresti. Spunta infatti un Letta - Enrico o Gianni non è dato sapere perché manca il nome di battesimo, ma Palazzo Chigi esclude che si tratti del premier - con il quale, secondo un testimone, Ligresti senior avrebbe parlato per ottenere la riconferma ai vertici dell'Isvap (l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private) di Giancarlo Giannini, a propria volta indagato a Milano. E per non farsi mancare nulla, tra le carte torinesi, fa capolino anche Matteo Renzi, sì, proprio lui, il rottamatore in pole position per la leadership del Pd, che avrebbe fatto contattare da un collaboratore un uomo di fiducia dei Ligresti per essere informato - dopo il cambio di gestione di Fonsai - sul futuro della filiale fiorentina.

Il caso Letta, anzitutto. A citarlo, a dicembre del 2012, ignaro di essere spiato, è Fausto Marchionni, ex top manager di Fonsai, che parla con un uomo di fiducia di Ligresti senior, Alberto Alderisio. «Ha paura, ha paura di tutti», dice riferendosi a Giannini. Quindi aggiunge: «È che secondo me il vecchio (Salvatore Ligresti, ndr) si lascia andare tutte le volte a discorsi: “Ma sì, ma lui lo sa che ho parlato a Letta, è tutto a posto che lo rinnovano”». Letta, dunque. Ma Letta chi? Enrico, vicepresidente del Pd e premier solo dall'aprile scorso? O lo zio Gianni, anche lui senza incarico all'epoca visto che il governo Berlusconi era già caduto? Palazzo Chigi gioca d'anticipo: «Senz'altro non può trattarsi di Enrico Letta perché il presidente del Consiglio non ha mai parlato con Salvatore Ligresti in vita sua».

Ancora Alderisio è al centro dell'altra intercettazione, quella in cui l'onore della citazione tocca a Renzi. È lui infatti la persona che un imprecisato «uomo» del rottamatore chiama il 31 gennaio del 2013: «Mi ha chiamato il sindaco questa mattina – spiega – e poi mi ha mandato un messaggio: “Oggi incontro a pranzo il nuovo capo di Fondiaria”. Mi aiuti a capire cosa posso dirgli?». Alderisio non si sottrae. Traccia un quadro della situazione e suggerisce: «Tu gli devi dire a Matteo che vada ad ascoltare più che ricevere, come se avesse già notizie...».

Sempre Alderisio, in un'altra intercettazione, parla anche di un «prefetto» (il nome non c'è) che all'indomani della sentenza fiorentina dello scorso 6 marzo che ha mandato assolti i Ligresti per l'urbanizzazione del Castello avrebbe detto: «Vedi qua, questi qua (i pm fiorentini, ndr) già 4, 5 volte che combinano dei casini e poi viene fuori che non è nulla, dovrebbero mettersi in ginocchio e chiedere scusa per come si sono comportati».

Intanto anche Jonella Ligresti, in carcere a Torino dallo scorso 17 luglio, segue la linea della sorella e chiede il patteggiamento. La richiesta è di tre anni e quattro mesi, contro i due anni e 8 mesi patteggiati da Giulia. Se sarà accolta, anche per lei potrebbe scattare la scarcerazione e l'affidamento ai servizi sociali.

L'udienza - per tutti era stato chiesto il giudizio immediato - è fissata per il prossimo 4 dicembre, a Torino.

Commenti