Se siete tipi da impressionarvi pure quando Willy il Coyote precipita nel burrone e si schianta su una roccia, non vi dispiacerà la proposta di legge del deputato francese Jean Glavany: «Basta considerare gli animali domestici come oggetti». Oltralpe, infatti, il Codice civile equipara le bestiole a semplici cose: perciò, il progetto di legge mira a considerare gli animali domestici come «esseri viventi dotati di sensibilità». Alla buon'ora, cari amici transalpini. E per ora la proposta non dà il via a chissà quale rivoluzione. Anzi, si tratta di una misura puramente simbolica: gli animali rimarranno sottoposti al «regime giuridico dei beni corporali», le cose, per intenderci. Per attendere misure concrete, bisognerà aspettare che si riunisca nuovamente l'Assemblea nazionale.
In Europa lo sapevamo da almeno sette anni che gli animali sono «esseri sensibili», cioè da quando i Paesi dell'Unione hanno approvato il Trattato di Lisbona, che all'articolo 13 stabilisce la natura di «esseri senzienti» per gli animali. Il problema è che, per armonizzare il trattato europeo con le normative interne ai vari Stati, occorre molto più di uno schiocco di dita. Ci sono ancora tanti Paesi che, ad esempio, non puniscono l'uccisione degli animali, come la Romania e l'Ucraina. Senza che vi sia alcun intervento concreto da parte dell'Ue.
In Italia, fortunatamente, abbiamo una legislazione all'avanguardia per quanto riguarda il tutela degli animali. Sulla loro classificazione di «esseri senzienti», si sono espressi numerosi tribunali con le loro sentenze. «L'animale non può essere collocato nell'area semantica concettuale delle cose, dovendo essere riconosciuto come essere senziente», il principio di diritto affermato dal Tribunale di Milano nel marzo dello scorso anno. Del resto, nel nostro Paese il maltrattamento degli animali è punito fino ad un anno di reclusione e non conosce differenze di specie: tutti uguali di fronte alla legge, si potrebbe dire. L'Italia, poi, è stato tra i primissimi Paesi ad eliminare la brutale pratica di sopprimere cani e gatti per combattere il fenomeno del randagismo, con una legge del 1991. Una modalità che ancora oggi perdura in diversi Paesi, come per esempio la Spagna. E proprio il mese scorso è stato raggiunto un altro risultato: quello di vietare la sperimentazione animale su cani, gatti e primati non umani, per i quali esisteva già una limitazione a partire dal 1992.
E negli altri Paesi? In Inghilterra, ci spiega la direttrice scientifica dell'Enpa, Ilaria Ferri, gli animali domestici sono addirittura dei soggetti giuridicamente validi, cioè hanno delle responsabilità: possono addirittura incorrere in un processo se azzannano un passante. Negli Stati Uniti la normativa varia da Stato a Stato: se a New York è ancora permesso sopprimere animali, in California è vietato vendere animali nei negozi. Come in Belgio, perché gli animali non sono considerati un bene qualsiasi: per acquistare un cucciolo, è possibile farlo esclusivamente presso un allevamento, come precisa Roberto Bennati, vicepresidente della Lav.
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