La militanza politica fin dalla giovane età c'è sempre stata. Negli anni Settanta è stata una delle chiavi degli anni caldi ma nell'ultimo periodo si sta rinvigorendo, con sempre più giovani che decidono di fare politica attiva nelle scuole. Questo implica un inevitabile aumento della tensione nelle scuole. Ma questo non dovrebbe mai travalicare i limiti, soprattutto quando si scavalla nelle minacce personali. Il problema in Italia, però, rischia di essere sempre lo stesso, ossia che le violenze che arrivano da sinistra non vengono condannate. Anzi, spesso si assiste quasi a una giustificazione o, al limite, a una totale inerzia.
In Toscana il problema esiste, al pari di altre zone del Paese, perché basta ricordare quanto accadde qualche anno fa, quando ci fu una sollevazione popolare contro un collettivo di destra a Firenze accusato di aver picchiato i corrispettivi collettivi di sinistra, ma non fu mai abbastanza scritto che lo stesso accadde al contrario. Si costruì una narrazione totalmente sbilanciata senza riportare la verità per com'era. Dalla stessa Regione arrivano altri episodi gravi che vedono come vittima una giovane esponente della Lega Giovani, ancora minorenne, che viene vessata e bullizzata da una quasi coetanea, maggiorenne, militante dei Giovani Comunisti. Tutto nasce a fronte dell'elezione della prima come presidente della consulta provinciale della sua zona: un ruolo di responsabilità per la minore, raggiunto seguendo le più basilari regole democratiche.
Eppure, l'esponente "rossa", sembra non aver digerito questa "sconfitta" elettorale e mancando di esperienza - ma guardando a quanto accade alla "politica dei grandi", dove si mettono in discussione le elezioni e si insultano gli "avversari" - ha spesso preso di mira l'esponente della Lega Giovani.
È stato reso noto che in una conversazione scolastica sui social in cui si parlava dello sciopero e della possibilità di non entrare in classe per rispondere alla "chiamata" dei collettivi, l'esponente dei Giovani Comunisti ha scritto una frase purtroppo ormai comune nel dibattito politico da parte delle frange antagoniste: "[nome ragazza] appesa". Purtroppo non stupisce, visto il tenore dello scontro politico, ma impressiona che questo linguaggio sia ormai la normalità nelle scuole e che venga diretto a una minore, solo perché crede in idee diverse.