Cronaca locale

Ascensore al Colosseo: ecco chi c’è dietro l’opera

Una delle aziende ha potuto partecipare al bando per la realizzazione dell'ascensore grazie alla battaglia di Carlo Giovanardi per riammetterla in white list

Ascensore al Colosseo: ecco chi c’è dietro l’opera

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Da oggi il Colosseo sarà davvero accessibile per tutti. Senza stravolgere l'iconica architettura tutelata come patrimonio dell'Umanità, simbolo dell'Italia nel mondo, è stato realizzato un ascensore che permetterà anche ai portatori di disabilità di raggiungere le parti superiori dell'arena romana. Sarà operativo da giugno e permetterà raggiungere i livelli più elevati della cavea, in particolare la galleria posta tra il II e III ordine, per godere appieno della bellezza del monumento più famoso al mondo. L'ascensore nasce dalla sinergia tra il PArCo e l'Orchestra Italiana del Cinema, protagonista nel 2018 di un evento finalizzato alla eradicazione della poliomelite nel mondo. Sin dalla sua istituzione il Parco archeologico del Colosseo ha inserito nella sua mission il tema dell'accessibilità fisica, culturale e cognitiva, adoperandosi per accogliere tutto il pubblico con adeguati sussidi alla visita (segnaletica, mappe tattili, guide easy to read) e ovviamente con percorsi in grado di superare i dislivelli.

L'incredibile opera di ingegneria è stata realizzata da Metal Working per le strutture metalliche, dalla società bolognese Ahrcos per le opere edili e Maspero Elevatori per la realizzazione della cabina dell'ascensore. Senza nessuna di queste realtà si sarebbe forse potuti arrivare al risultato. Eppure, una di queste ha rischiato di non poterci essere, perché Ahrcos è stata tra le aziende colpite dalle interdettive antimafia da parte della magistratura emiliana.

È stato grazie all'intervento dell'ex ministro Carlo Giovanardi che l'azienda è potuta tornare a partecipare a bandi pubblici. "Mi rallegro per l'inaugurazione di questo ascensore, nell'ambito dei lavori di restauro del Colosseo portati avanti da Ahrcos di Alessandro Battaglia. Questa azienda-modello 10 anni fa era stata colpita da una ingiusta ed errata interdittiva antimafia comminata per sbaglio dall'allora prefetto di Ferrara", ha spiegato l'ex ministro. Giovanardi, quindi, ha aggiunto: "Sono orgoglioso di aver a suo tempo convinto quel prefetto, nel mio ruolo di parlamentare, a riconoscere l'errore e rimettere l'Ahrcos in white list. Dopo tanti anni è adesso la Corte Costituzionale a dover decidere in tanti casi analoghi che hanno riguardato imprenditori modenesi, se in un paese democratico le opinioni di un senatore espresse in Parlamento su macroscopici errori delle prefetture siano 'pressioni e minacce' o il doveroso esercizio delle attività di controllo sull'attività di organi amministrativi".

"Carlo Giovanardi a buon titolo può essere ammesso nel club delle vittime della malagiustizia politicizzata quanto Pagliani ed il sottoscritto. Anche a lui è stato colpito dal fango dell'inchiesta Aemilia che guardò solo ad una parte politica sapendo che dall'altra parte non si doveva agire.

In più in disprezzo del ruolo ispettivo fondamentale che egli da senatore della Repubblica ha anche in questo caso utilizzato ai fini del bene comune", ha dichiarato Giovanni Paolo Bernini ex presidente del Consiglio comunale di Parma.

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