Ma assassino è da querela o no?il commento 2

Sul Fatto Quotidiano di ieri, l'ex magistrato Bruno Tinti scrive un articolo sul caso Ilva. Un'opinione nella quale fa a pezzi politicamente il ministro Corrado Clini. Dice che il titolare dell'Ambiente è «de coccio». Cioè non capisce. Per tutto il pezzo, Clini passa per uno stolto, uno inadeguato. Il suo cognome viene anche alternato a un altro modo di chiamarlo dell'articolista «C&C»: Corrado Clini, appunto. Ma con un'escamotage molto chic: quando si usa questa opzione stilistica si parla al plurale, come se fossero due persone. Perché? Può essere una geniale trovata narrativa o una raffinata soluzione letteraria. Sarà. Oppure un modo per evitare che le accuse più pesanti vengano fatte direttamente citando Clini per nome e cognome. Quindi per evitare eventuali querele. Molto sagace l'autore che usa questa soluzione quando il tono dell'articolo si fa più incalzante e anche insultante. Si dirà: bè, è un'opinione. Infatti lo è. Però c'è qualche considerazione da fare. Il titolo è il seguente: «Clini, l'Ilva e gli assassinii legali». Ohibò: assassinii in un titolo? Se c'è un omicidio, c'è un killer ed evidentemente per l'articolo (e per il titolo) il killer è il ministro dell'Ambiente. Ovviamente no, direbbe il titolista e anche l'autore dell'articolo che per togliersi da ogni responsabilità usa proprio la formila «C&C». Scrive: «C&C si scrivono una legge in cui dicono che, in presenza di formale promesse da parte di Ilva di adottare le misure prescritte con l'Aia (...

) la produzione può riprendere subito anche se l'avvelenamento di Taranto continua. Assassini legali». E qui volendo potrebbe anche scattare la querela. Oppure no... perché l'autore non è un giornalista, ma un ex magistrato.

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