Assessore contro i tagli: con 4mila euro come faccio?

Il "no" di Raffaele Cattaneo agli stipendi dimezzati: "Così si uccide la democrazia". E su Twitter si scatena il sarcasmo

Milano - «Non rubo e non ho tesori all'estero», rivendica. Ovviamente «non vado alle feste vestito da maiale», precisa se mai ce ne fosse bisogno. E se dimezzate lo stipendio a uno come me - il messaggio è questo - vi sbagliate di grosso. Non si può dire che lisci il pelo alla demagogia montante, lo sfogo di Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture della Regione Lombardia. I tagli «lineari» alle indennità dei politici sono un errore - il ragionamento è questo - perché privano i cittadini degli amministratori migliori. «Se l'auto blu serve per lavorare meglio - chiede per esempio - deve essere tolta?». La «provocazione» è stata lanciata ieri mattina, quando l'assessore ha saputo della «sforbiciata» alla politica che il governo sta adottando. «Ho letto il decreto sul taglio alle Regioni - ha scritto ieri pomeriggio su internet - Drastica riduzione dell'indennità entro il 30 novembre e nessuna pensione. Uno come me cosa deve fare?».
Apriti cielo: la «Casta» non è sazia, ha pensato e commentato qualcuno. Eppure Cattaneo, che è amministratore regionale «solo» dal 2005, è troppo esperto di cose politiche e mediatiche per non sapere che il suo grido d'allarme («lasciatemi in mutande ma con la libertà di fare politica») avrebbe scatenato un pandemonio di reazioni, prestando il fianco ai populismi. E in effetti non manca chi ironizza, chi chiede se il suo profilo Twitter non sia finito in mano a qualche pirata informatico. E c'è pure chi, molto prosaicamente, lo redarguisce col più classico «vai a lavorare». Ma lui replica che preferisce «il coraggio della verità» all'«abilità comunicativa». Il punto è che Cattaneo oggi ha per le mani infrastrutture da 25 miliardi di euro. A lavorare potrebbe tornarci domattina, e la sua condizione economica non ci rimetterebbe affatto. «Quando mi sono candidato al Consiglio regionale nel 2005 - dice - ho ricevuto la proposta di lavoro di un privato, che corrispondeva a 4 volte il mio stipendio, che già allora era più alto di questa indennità di carica. Io ho scelto allora, e se la mia preoccupazione fossero i soldi e la carriera, già allora avrei fatto un'altra scelta. Infatti mia moglie, che come tutte le mogli pensa ai figli e alla famiglia, ancor oggi me lo rinfaccia».
Ora non è il caso di costruire ritratti deamicisiani, ma che l'assessore varesino (considerato fra i papabili per il dopp-Formigoni) sia convinto fino in fondo delle sue ragioni lo si capisce anche dalle cose che ha twittato ieri su internet, quando ha parlato di uno stipendio da 8mila euro, senza sapere neanche lui che in realtà ne guadagna 6.400. «Io so bene che sono un privilegiato - ammette - so bene che ci sono padri di famiglia che guadagnano 1.200 euro. E so che c'è gente forse anche più in gamba di me che guadagna meno, ma il problema non è questo, il problema non è il mio emolumento, è cosa vogliamo fare della politica». «Il rischio - avverte - è che faccia politica solo chi vuol guadagnarci». «Noi stiamo affossando l'idea che non possa esserci un buon politico, stiamo prendendo decisioni sull'onda del furore popolare, stiamo scavando la fossa alla democrazia». «Stiamo riportando tutti i poteri al centro, e al secondo comma dell'articolo 1 del provvedimento ho letto di controlli preventivi su tutto. Chi sa come funzionano le Corti dei Conti non può non sapere che rischiamo l'effetto paralisi della Regione». Cattaneo, poi, non si limita allo sfogo.

E una proposta vera ce l'ha: commisurare tutto ai risultati. Come per i dirigenti: deve guadagnare di più chi «lavora» nelle regioni più grandi. E deve guadagnare di più chi è più bravo: risultati, responsabilità, indennità. La ricetta è questa.

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