Roma - Arriverà oggi sul tavolo della Commissione Ue la richiesta di apertura della procedura d'infrazione contro l'Italia sul mancato rispetto della direttiva sui pagamenti pubblica amministrazione. I commissari, su iniziativa del responsabile Industria, Antonio Tajani, dovrebbero dare l'ok all'invio di una lettera di messa in mora. Lo stesso vicepresidente dell'esecutivo di Bruxelles l'aveva annunciato ieri mattina.
Il nostro Paese è, infatti agli ultimi posti in Europa nei tempi di pagamento, anche dietro la Serbia e la Grecia. La direttiva comunitaria, infatti, concede agli Stati solo 60 giorni di tempo per pagare i propri creditori ma gli enti locali e le amministrazioni centrali non rispettano tale termine. Anche per questo motivo si sono accumulati circa 100 miliardi di debiti ridotti parzialmente a 75 miliardi grazie al decreto voluto dal centrodestra durante il governo Monti e poi varato dal successore Enrico Letta. La procedura di infrazione non riguarderà il passato, ma solo l'ultimo anno e mezzo perché la normativa studiata dal commissario Tajani è entrata in vigore il primo gennaio 2013. Per Renzi è un'altra sconfitta in campo internazionale: da quando erano iniziate a intravedersi le bellicose intenzioni dell'Ue, Palazzo Chigi ha cercato di fare tutto il possibile per evitare la figuraccia. Senza, a quanto pare, riuscirvi.
Se la Commissione darà via libera, l'Italia avrà due mesi di tempo per rispondere alla missiva di Bruxelles. Due, a quel punto, le possibilità: il governo potrebbe convincere i commissari di aver adottato le azioni necessarie per mettersi in regola oppure la Commissione potrebbe decidere di passare alla fase successiva della procedura, cioè all'invio di un parere motivato. In ogni caso, si tratterebbe di una nuova grana per il governo Renzi che in materia di rilancio dell'economia ancora non ha vinto una sfida. E non è un caso che il richiamo del Fondo Monetario Internazionale riguardi anche il pronto pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Eppure una lettera firmata dal commissario agli affari economici Olli Rehn e da Antonio Tajani nel marzo 2013 autorizzava l'Italia a pagare l'80% dello stock di pregresso senza che l'esborso incidesse negativamente sul calcolo del rapporto deficit/pil. Tant'è vero che, almeno sulla carta, il saldo è già contabilizzato dalle legge di Stabilità.
Intanto, ieri la Camera ha confermato per la tredicesima volta la fiducia al governo sul decreto Irpef. I favorevoli sono stati 342, 201 i contrari. Passano così il bonus da 80 euro in busta paga per i lavoratori dipendenti e il rinvio al 16 ottobre del pagamento della Tasi per i Comuni che non hanno ancora deliberato l'aliquota.
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