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Le autostrade sono vuote. E la crisi cancella pure l'allarme "bollino nero"

Stop agli avvisi nei giorni a rischio per non scoraggiare gli automobilisti. Altro che vacanze intelligenti, un italiano su tre costretto a restare a casa

Le autostrade sono vuote. E la crisi cancella pure l'allarme "bollino nero"

Dicono che l'ingorgo peggiore sia stato quello del novembre 2002: chiusa per 110 chilometri l'Autosole e il suo stesso nome contraddetto da una pioggia spietata, un Niagara di fango che invase le carreggiate. Si dovettero muovere i volontari per soccorrere i poveri automobilisti in trappola. Il picco massimo di traffico vacanziero però risale al 2007: in agosto, nel famigerato tratto Incisa-Valdichiana, fu misurato un passaggio medio di 60mila veicoli al giorno e la Nazione giocò a mettiamo in fila le auto passate in un mese: un serpentone lungo 6.000 chilometri, un pezzo di giro del mondo.

Era l'estate in cui la società Autostrade annunciava il debutto di un nuovo spauracchio per il vacanziero medio: il bollino nero. Una laconica nota avvisava il popolo dei Fantozzi che sognavano Rapallo o Sabaudia di diffidare del primo weekend agostano: il marchio nero indicava un traffico del 20% più intenso rispetto al consueto, e già temuto, bollino rosso. Altri tempi. A forza di parlare di partenze intelligenti ora ci siamo guadagnati la deficienza di vacanze. Per il prossimo weekend, il primo delle partenze di luglio, gli avvisi di traffico sono modesti. Nessun bollino rosso in vista, nemmeno sulla Torino-Savona, che un tempo in questi weekend era una corsia a ingorgo unico. Ma il segno vero dei tempi è una decisione presa nelle stanze dei bottoni dei concessionari autostradali, ma senza annunci e fanfare: pensionare il bollino nero. Il calo del traffico automobilistico, dall'inizio della crisi in poi, traccia una curva sempre più ripida. Uno studio dello scorso aprile di una società specializzata, la Inrix, fotografava un calo medio del traffico in Europa pari al 18%, che significa quasi un auto in meno ogni cinque. Sarà per le partenze intelligenti che dopo tante prediche hanno fatto breccia, il miglioramento di altri mezzi di trasporto concorrenti o il caro carburanti. Ma quel 18% è solo il dato medio. Puntando la lente d'ingrandimento sulla classifica per Paese, si capisce che a farci rinunciare all'auto è la crisi. Il calo maggiore del traffico si registra infatti tra Portogallo (-51%), Spagna (-38%) e Italia (-34%), tre dei quattro «Pigs», i Paesi più massacrati da questa recessione senza fine.

Per i concessionari autostradali rischia di tradursi in un calo degli introiti non da poco. E la decisione di cancellare il bollino nero sarebbe legata non solo all'oggettivo accorciarsi delle code, ma anche alla volontà di non scoraggiare ulteriormente i partenti con avvisi minacciosi. Autostrade per l'Italia non emette particolari avvisi per questo weekend, l'Anas si limita a segnalare possibili picchi di traffico sul solito Raccordo anulare e la Statale 116 in Sardegna, mentre perfino sull'Adriatica i bollini latitano.

Guai a chi rimpiange i pomeriggi in fila col condizionatore che frigge, ma non possiamo nemmeno rallegrarci perché finalmente al casello passiamo in volata. Perché perfino il dato apparentemente positivo dell'Aci, 2.000 uscite in meno dei carri attrezzi in un anno, va letto sempre nello stesso, fosco, senso: la crisi ci ha scippato pure le vacanze. Nemmeno la molla dell'ecologia pare entrarci molto, visto che il calo del traffico del 34% combacia perfettamente con le stime delle associazioni dei consumatori: un italiano su tre non andrà in vacanza.

Il bollino nero messo da parte per non spaventarci, il parco auto che per la prima volta si restringe (-35.000 vetture in un anno), i consumi che crollano. Tasselli di un mosaico che non dipinge il paradiso della sobrietà predicato dagli ecologisti.

Ma soltanto l'inferno di un'Italia che soffrirà l'afa in città.

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