Formigoni ascolta la Lega e non lascia il Pirellone

Il governatore dimezza gli assessori. Maroni: "Adesso la riforma elettorale e la nuova squadra, poi vedremo". Alfano: "Non si caccia chi lavora bene"

Roma - Roberto Formigoni resiste e resta. Incassa la fiducia «personale e politica» del Pdl, non perde la Lega. Va avanti. A vista, ma continua a governare la Regione Lombardia. A fine giornata non ci sono le dimissioni, anzi. La volontà di ricominciare daccapo, con una squadra nuova, dopo la tempesta, l'ultima, che ha investito il Pirellone, l'assessore alla Casa Domenico Zambetti arrestato perché avrebbe comprato 4mila voti della 'ndrangheta. La giunta della regione Lombardia è «azzerata». Da oggi si parte con nomi nuovi, e il numero degli assessori sarà «ridotto». Ma la scissione con la Lega, che in mattinata sembrava certa dopo le dimissioni degli assessori padani e la provocazione del governatore lombardo («ovviamente questa scelta avrà ripercussioni su Veneto e Piemonte») e la risposta irritata dei governatori Roberto Cota e Luca Zaia («pensi a casa sua») a sera è scongiurata.
Si chiude alle 19.20 una giornata interminabile per il governatore arrivato da Milano per un vertice a tre con i segretari di Pdl, Angelino Alfano, e della Lega, Roberto Maroni. Porte chiuse a via dell'Umiltà. «Se Maroni è nella coalizione si può parlare di futuro, altrimenti parlerò con il mio partito»: così era iniziata la giornata del governatore sbarcato a Roma. Le prime battute del vertice a tre durano poco, all'ora di pranzo Formigoni va via per correre al Colle e incontrare il presidente della Repubblica con gli altri presidenti di Regione. Poi il passaggio chiave, visita a palazzo Grazioli, con Alfano, per avere da Silvio Berlusconi l'assenso politico alla decapitazione della sua giunta. La risposta è positiva. In Transatlantico, Umberto Bossi sembra difenderlo: «Se fossi in Formigoni non mi dimetterei».
Si torna a discutere con Maroni a via dell'Umiltà, sono le 15.30, e l'incontro questa volta durerà quasi quattro ore. Con un break, durante il quale Maroni chiama gli altri vertici della Lega per consultarsi sulle decisioni da prendere, e condividere la proposta di Formigoni di mandare a casa tutta la giunta. Quando Alfano, Maroni e Formigoni si presentano in conferenza stampa dopo le 19, la linea di azione è condivisa.
«Nei prossimi giorni - chiarisce Formigoni - procederò a dar vita a una giunta nuova, ridimensionata nel numero, scegliendo persone che siano in grado di portare politiche di eccellenza». Alfano conferma: «Non si manda a casa una amministrazione che ha governato e continua a governare bene. Quello che viene imputato a Zambetti è molto grave e intollerabile, ed è per questo che da ieri non fa più parte del Pdl», secondo la linea della «tolleranza zero» nei confronti «di chi sporca la nostra bandiera».
Il primo obbiettivo della nuova giunta, ritenuto inderogabile dalla Lega, è ora la riforma della legge elettorale regionale con «l'eliminazione del listino bloccato». Maroni per ora non chiede di più: «Abbiamo ottenuto quello che volevamo, l'azzeramento della giunta. Intendiamo mantenere gli impegni presi». La Lombardia «è un modello di eccellenza in tutti i settori». La nuova legge elettorale dovrà essere pronta «entro Natale».


Domani mattina si svolgerà il consiglio federale della Lega, e in quella sede Maroni porterà a conoscenza di tutti le «valutazioni fatte» nel vertice di ieri. Entro questa settimana il Carroccio dovrebbe avere un incontro anche con il Pd. Il contatto sarebbe una mera valutazione della situazione politica della Regione Lombardia.

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