Milano La Rete era nata con un obiettivo legale, se non addirittura meritorio: aiutare i padri e le madri convinti di essere stati ingiustamente privati dei figli al momento del divorzio o della separazione da un coniuge tedesco. La Germania, dicevano, ha leggi e giudici che affidano sempre i bambini alla metà tedesca della coppia. Un po' per volta, la Rete è diventata qualcosa di diverso: una struttura clandestina di appoggio, una organizzazione dotata di mezzi, tecniche e uomini in grado di impadronirsi fisicamente dei bambini e di farli sparire. E ora sulla Rete piomba la magistratura. Una indagine transnazionale la decapita, portando in cella i suoi principali esponenti. A partire dal grande capo, il francese Olivier Karrer, catturato a Colmar e in attesa di essere estradato a Milano.
L'inchiesta sulla rete è partita da una delle sue «clienti»: Marinella Colombo, benestante signora milanese, sposata e divorziata da un tedesco. Nella lotta furibonda con l'ex coniuge per l'affido dei due figli, la Colombo era alla fine arrivata nelle braccia del Ceed, la faccia pulita, ufficiale, dietro cui operava la Rete di Karrer. Intorno a lei si era stretta la solidarietà delle altre presunte vittime della malagiustizia tedesca. Quando la Colombo finì sotto processo a Milano, alle udienze arrivavano da tutta Europa padri e madri a sostenerla.
A Milano, la Colombo è stata arrestata per avere prelevato nel 2010 i suoi figli all'uscita da scuola, in Germania, e averli fatti sparire nel nulla: in Slovenia, si è scoperto poi. Ma mentre la Colombo veniva processata e condannata, le indagini proseguivano intorno alla Rete. Accanto al dipartimento soggetti deboli della Procura milanese, coordinato dal procuratore aggiunto Piero Forno, è scesa in campo Eurojust, la struttura giudiziaria comunitaria, col giudice Francesco Lo Voi. E meticolosamente, le imprese e i mezzi della Rete sono stati individuati. Almeno dieci casi di bambini prelevati per vie di fatto, «e trasformati in desaparecidos», come spiega Forno. L'organizzazione aveva canali di comunicazione criptati, barche, luoghi di copertura. Nel caso dei due figli di Marinella Colombo, fati salire personalmente da Karrer su un'auto e espatriati clandestinamente, era già pronta una imbarcazione che dalla Slovenia li portasse in Libano, scelto come approdo finale della fuga e luogo di ricongiungimento con la madre: cui la Rete avrebbe trovato un marito indigeno, per metterla al riparo dall'estradizione.
L'intervento della Rete aveva un costo: diecimila euro per ogni bambino da «recuperare». L'accusa per Karrer, Silvia Kalina, Kimberly Hines, è di associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione di minori.
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