Dalla Bce pioggia di denaro alle banche

Dalla Bce pioggia di denaro alle banche

Una fila lunga, lunghissima. Tipo quelle davanti ai negozi di lusso quando è stagione di saldi. Solo che ieri non si vendevano a prezzi semi-stracciati borse Prada e scarpe Gucci: la griffe era quella della Bce di Mario Draghi (da ieri anche fresco governatore onorario di Bankitalia), e l’appuntamento da non mancare la seconda asta con cui la banca centrale di Francoforte prestava alle banche denaro, senza limiti quantitativi, all’1% per tre anni. Un tasso super-scontato, assai appetibile in tempi di scarsa circolazione della liquidità. Roba che ai tempi di Jean-Claude Trichet nemmeno si poteva sognare. E invece, anche a costo di dover sostenere qualche occhiata in tralice del componente tedesco del board, che ogni tanto richiama il presidente alla regola aurea dello statuto (la marcatura stretta dell’inflazione), Draghi è andato avanti col suo quantitative easing in salsa europea.
Così, dopo il rifinanziamento di fine anno, l’Eurotower ha riaperto i rubinetti. E le banche, dalle too big to fail alle più piccole tra le popolari, hanno risposto alla chiamata: ben 800, un vero e proprio esercito del credito, compatto nel richiedere complessivamente quasi 530 miliardi di euro, circa 30 in più rispetto alla Ltro (Long terme refinancing operation) dello scorso 21 dicembre, quando erano stati 523 gli istituti a beneficiare dell’asta. Un’occasione che le banche italiane non si sono lasciate sfuggire: secondo fonti della Banca d’Italia, l’ammontare dei prestiti richiesti è stato pari a 139 miliardi lordi (80 al netto del riassorbimento di operazioni di scadenza più breve), con Intesa Sanpaolo a far da capofila (24 miliardi), seguita da Unicredit (12,5), Mps (tra 10 e 15), Ubi (6), Mediobanca (3,5) e Banco Popolare (3,5).
Insomma, un’operazione da tutto esaurito che si spiega in parte con l’allentamento dei parametri sulle garanzie richieste, annunciato a inizio febbraio da Draghi, proprio con lo scopo di coinvolgere anche le banche di minori dimensioni. Per un motivo semplice: i piccoli istituti sono molto radicati sul territorio d’origine, dove hanno sviluppato un rapporto stretto con le imprese locali. Ma negli ultimi mesi il rifornimento di liquidità di questi istituti presso le banche più grandi è diventato difficile, creando una sorta di imbuto che ha complicato l’aiuto alle imprese. La seconda mossa di Draghi dovrebbe dunque sciogliere questo nodo. «Quello che è successo negli ultimi mesi con gli spread e le regole Eba ha reso per molte banche più difficile fare credito», conferma il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, che giudica l’asta «una decisione di grandissima saggezza per l’Europa. Certamente rilevante anche per l’Italia». E giusto per smorzare le polemiche delle scorse settimane sull’utilizzo dei fondi Bce, il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, in un’audizione in commissione Bilancio della Camera, ha garantito che «utilizzeremo la liquidità per finanziare imprese e famiglie».
In ogni caso, non tutto il cash verrà canalizzato verso l’economia reale. Una buona fetta servirà ad acquistare titoli di Stato. Non a caso, la febbre da spread ha cominciato a calare non solo in virtù delle azioni di risanamento varate dai governi, ma anche grazie alla prima asta dell’Eurotower. Molte banche possono trovare conveniente reinvestire i soldi ottenuti a tassi agevolati in bond con rendimenti ben più elevati. Ieri il differenziale di rendimento tra Btp decennali e Bund tedeschi si è attestato a 337 punti, dopo aver toccato i minimi da settembre a quota 334, con il rendimento del decennale calato al 5,19%. Le Borse, dopo aver salutato con entusiasmo l’esito dell’asta, hanno frenato in chiusura (+0,04% Milano) dopo che il capo della Fed, Ben Bernanke, ha usato parole tiepide sulla ripresa economica e ha escluso per ora nuove misure di acquisto di bond.
In caso di ulteriore normalizzazione dei mercati è difficile ipotizzare una terza operazione di rifinanziamento. L’iniezione netta delle due aste è di 520 miliardi (vanno sottratti i fondi rientrati a scadenza alla Bce). Ma con il bazooka di ieri la liquidità in eccesso nel sistema bancario europeo sfonda ogni record attestandosi a 850-900 miliardi (stima Reuters), cifra che mette le misure di Francoforte sullo stesso piano di quelle dispiegate dalla Fed. Finora Draghi ha infatti negato la possibilità di un ulteriore intervento, ma le sue scelte potrebbero essere condizionate da come evolverà la situazione a livello europeo.

Il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, è ottimista sulla possibilità che la crescita possa tornare nel secondo semestre, ma prima di allora l’euro zona deve chiudere la partita sul rafforzamento del fondo salva-Stati Esm «per non lasciare dubbi ai mercati - ha detto il premier Mario Monti - sulla capacità dell’Unione nell’affrontare problemi». E, soprattutto, sperare che la Grecia si salvi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica