Borsa in ripresa, i mercati snobbano le dimissioni di Mario

Bene anche l'asta dei Bot: collocati titoli per 6,5 miliardi. Le richieste erano il doppio

Ma dov'è questa crisi di governo? Non ve n'è traccia nell'asta da tutto esaurito di ieri dei Bot, con gli investitori che si sono presentati in massa (anzi, in sovrannumero) al collocamento del Tesoro. Via XX Settembre offriva titoli per 6,5 miliardi di euro: le richieste sono state quasi il doppio, pari a 12,6 miliardi, nonostante i rendimenti non fossero certo da febbre da spread. Chi si è accaparrato il Buono annuale, si è infatti dovuto accontentare di un modesto 1,456%, inferiore all'1,762% di novembre. Mai, dallo scorso mese di marzo, i tassi erano scesi a un livello così basso.

Insomma, se mai le dimissioni di Mario Monti avevano provocato uno choc tra gli investitori, si può dire che il trauma è stato riassorbito in fretta. Così come è stato ormai metabolizzato il calo della Borsa di lunedì scorso, eccessivamente enfatizzato: Piazza Affari, la migliore in Europa, ha incassato ieri un +1,15% da sommare all'1,51% di martedì. Col risultato che la perdita di inizio settimana è già stata neutralizzata. E anche il differenziale tra Btp e Bund tedesco ha chiuso in calo a 330 punti.

Insomma, tre buone notizie che offrono lo spunto a Renato Brunetta, coordinatore dei dipartimenti del Pdl, per affermare che «i corvi che tifavano per l'aumento dello spread e per l'aumento dei rendimenti sono stati smentiti. Alle aste di oggi (ieri, ndr) nessun effetto crisi di governo, il che vuol dire che le urla e gli strappi di capelli di lunedì scorso sono stati esagerati e strumentali. Il giochetto dello spread, come pistola puntata sulla nostra libertà e sulla nostra democrazia, non funziona più e sarebbe ora di smetterla». Di sicuro, il buon esito dell'emissione dei Bot a 12 mesi rappresenta un buon viatico in vista del ben più probante test di mercato che sarà il collocamento di stamattina, quando il Tesoro offrirà Btp per 2,5-3,5 miliardi del nuovo benchmark triennale e 500-750 milioni del Btp a marzo 2026.

Sarà l'ultimo appuntamento del 2012. Il Tesoro è però già proiettato al 2013, un anno che si preannuncia delicato soprattutto sotto il profilo congiunturale qualunque sia il governo che prenderà il posto a Palazzo Chigi dell'esecutivo del Professore. In particolare, andranno pianificate tutte le aste, sia per ammontare sia per tipologia. I tecnici del ministero stanno infatti valutando l'emissione di bond a lunga scadenza, anche fino a 30 anni, se la domanda dovesse rivelarsi più solida. In ogni caso, durante il primo trimestre, cioè il periodo in cui sarà maggiore il rischio di turbolenze sui tassi a causa delle incognite legate alle elezioni, andranno in scadenza circa 140 miliardi tra Bot, Btp, Ctz e Cct. Una somma che, ovviamente, dovrà essere rimborsata.

Certo, rispetto al 2012, il nuovo anno si presenta molto meno difficile sotto il profilo del rifinanziamento visto che, come ha

spiegato il direttore generale del debito pubblico, Maria Cannata, le emissioni previste nel 2013 non supereranno i 410 miliardi contro i 470 del 2012, grazie a 40 miliardi di scadenze e 20 miliardi di fabbisogno in meno.

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