Davvero Romano Prodi potrebbe scollinare il Quirinale spinto in tandem da Beppe Grillo e dalla sua pattuglia parlamentare a Cinque stelle?
Lo scenario è stato evocato anche negli ultimi giorni, dopo i rumors pre-elettorali su un presunto incontro tra il «guru» Casaleggio e l'ex premier (in realtà avvenuto «in pubblico» a un affollato pranzo di lavoro per il World business forum a Milano, aveva spiegato la portavoce del Professore, Sandra Zampa). Va bene che in guerra, amore e politica tutto è lecito e quasi tutto è possibile, ma l'ipotesi che il «partito del no» alla fine rompa davvero gli indugi e prenda una posizione ufficiale a favore della candidatura del Professore bolognese come successore di Giorgio Napolitano fa a pugni con il buon senso.
Non è solo la base a non digerire la possibile scelta (sul forum del sito beppegrillo.it i commenti, a decine, sono eloquenti: Prodi proprio non piace alla galassia a Cinque Stelle), ma anche i «cittadini» grillini entrati in Parlamento esprimono molti dubbi sull'opportunità di «sponsorizzare» quel nome per la più alta carica dello Stato, l'ultimo è Alessandro Di Battista, che su Prodi taglia corto: «Non lo voterò». E lo stesso Grillo negli ultimi anni non è stato tenero con l'ultimo presidente del Consiglio targato centrosinistra.
Al tutto sommato bonario soprannome di «Mortadella», per dirne una, il fondatore di M5S ha sempre preferito epiteti decisamente più aggressivi e meno gentili, per riferirsi all'attuale inviato Onu per il Sahel. Basta scorrere i lanci di agenzia, come ha fatto ieri Dagospia, per rendersi conto della difficoltà di conciliare il Grillo-pensiero sul Professore con il presunto feeling delle ultime ore. Prodi, tra il 2005 e oggi, è stato definito da Grillo in varie occasioni «dipendente passibile di licenziamento», «Valium-Prodi», «Alzheimer-Prodi», «peggio di Berlusconi». Insomma, a meno che non si voglia dare un'ardita interpretazione positiva a un altro giudizio (datato 2007) «grillino» del buon Romano («È un'ottima persona con encefalite letargica»), pare che sia proprio la coerenza - mantra degli adepti a Cinque Stelle - a mettere un insuperabile bastone tra i raggi della bici di Romano sulla salita per il Colle.
E allora chi sarebbe il presidente gradito al M5S? Chi è l'uomo «molto diverso» da Napolitano di cui ieri Beppe Grillo ha parlato nella riunione con i gruppi parlamentari del suo movimento? I rumors di un endorsement a favore del Professore, come si vede, pur se accreditati da Bersani non sono proprio convincenti, alla luce dei precedenti tra i due. Tra l'altro, quando Prodi s'era appena insediato a Palazzo Chigi, all'inizio dell'estate del 2006, Grillo andò a fargli visita per portargli le firme raccolte sul suo blog, con le proposte del movimento e una «lettera di pre-licenziamento» nel caso di mancato rispetto. Un anno più tardi, dopo il V-day, il comico prestato alla politica ricordava così quel rendez-vous: «Quando sono andato a trovarlo per suggerirgli delle nostre proposte dopo un po' dormiva». E chi dorme, di solito, non piglia pesci né voti.
A meno che il pesce - ma di certo non i voti - sia nascosto proprio nella scansione temporale delle ultime voci sul «gradimento grillino» di Prodi. Voci arrivate nelle redazioni, guarda caso, proprio lo scorso primo aprile. Forse la «strana coppia» è solo frutto dell'ultimo scherzo di un (ex) comico. O forse dell'uscita da comico involontario di Bersani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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