Roma«Questa mattina ho fatto 72 flessioni e non sono poche per uno che ha la mia età, vale a dire 56 anni». Silvio Berlusconi scende nel campo del cuore, Milanello, e scherza con giornalisti e tifosi. È il giorno del Milan, quattro ore di colloqui dedicati alla squadra. Ma non c'è solo sport per il Cavaliere, le domande politiche sono martellanti. A una donna che gli stringe la mano per ringraziarlo «di tutto quello che ha fatto», l'ex premier risponde: «Vedrà che a poco a poco ricominceremo. Ritorniamo». E così, scortato dal cugino parroco don Andrea Livio, spiega: «I dati dopo un anno di governo tecnico sono disastrosi, credo si debba cambiare assolutamente quella politica economica imposta dalla Ue e soprattutto dall'egemonia tedesca che non pensa al bene di tutti ma al bene di sè stessa».
Il suo passo indietro personale è confermato, anzi, ricorda, i passi indietro sono «stati tre»: il testimone ad Alfano, le dimissioni e ora la rinuncia alla leadership. Mai come questa volta, però, Berlusconi chiama per nome l'alleanza che vede per il futuro prossimo: Pier Ferdinando Casini «diverse volte in pubblico ha detto che, se non ci fosse stata più la presenza di Silvio Berlusconi, sarebbe rimasto nell'ambito del centrodestra - ricorda il Cavaliere - non credo che voglia rappresentarsi come un manca-parola assoluto nei confronti degli italiani». E quindi potrebbe essere arrivato davvero il momento del riscatto del manca-parola: «Credo che questo ulteriore mio passo indietro possa essere decisivo perché lui si impegni a far parte del centrodestra».
Questo l'orizzonte delle politiche. Per le elezioni lombarde, Berlusconi è ottimista sull'alleanza: «Auspico che Pdl e Lega possano riconoscersi in un unico candidato. Albertini o Maroni? Vediamo, non decido personalmente». La tempistica viene comunque ribadita: elezioni regionali e nazionali «si svolgano tutte nello stesso giorno», ma la palla passa ad Alfano sull'ipotesi di togliere la fiducia al governo Monti qualora politiche e regionali fossero separate: «È il nostro segretario che si esprime al riguardo». Le primarie del Pdl? «Prima vediamo la data delle elezioni che sarà decisa». Poi aggiorna i giornalisti spiegando che è previsto un vertice al Quirinale con Monti e i presidenti delle Camere proprio per discutere di election day. Pare che a distanza il commento gelido di Gianfranco Fini sia stato: «Non scopriamo certo oggi il garbo istituzionale di Berlusconi».
E comunque, al di là della data, servono idee di cambiamento radicale: «Bisogna avere il coraggio di cambiare - valuta l'ex premier - Vediamo un po' cosa si potrà fare da qui alle elezioni. Le elezioni siciliane hanno confermato che il 70% degli italiani è disgustato da questa politica, da questi partiti e da questi protagonisti». Una profonda sfiducia che si somma «alla grave spirale recessiva in cui la politica economica sbagliata ci ha portato a essere». L'altro rischio per la democrazia è il fatto che in Italia ormai «non c'è l'assoluta certezza di una giustizia e di giudici imparziali». Il Cavaliere ripercorre il «moltissimo tempo» portato via «dai casi giudiziari» in cui è stato coinvolto: «Ho passato interi pomeriggi con gli avvocati. Con l'indignazione di chi sa bene che nessuno di questi giudizi era fondato su una realtà».
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