Berlusconi ha già deciso: Letta rimandato a settembre

Una cosa sono le critiche al governo, un'altra è mettere davvero in crisi l'esecutivo. Berlusconi disposto ad accettare una "soluzione decorosa" sull'Imu

Berlusconi ha già deciso: Letta rimandato a settembre

Una cosa sono le critiche al governo, per quanto possano essere dure. Altra è mettere davvero in crisi l'esecutivo - magari sull'Imu - e farlo adesso che è estate piena. La gente non capirebbe, soprattutto se l'impressione è quella di un Pdl che comunque sul fronte fiscale dei risultati da Letta li sta riuscendo a portare a casa. Insomma, va bene alzare la voce e tenere alta la tensione ma se sull'Imu si trova una soluzione «decorosa» non si può certo far saltare il banco perché non si è ottenuto il 100% di quanto si chiedeva.

È un Berlusconi in versione pompiere quello che negli ultimi giorni ha spiegato così ad alcuni interlocutori la sua posizione sull'esecutivo. Tenere alta l'asticella, insomma, va benissimo e anzi è un ottimo contributo affinché il governo non si sieda. Ma morire sulla trincea dell'Imu è altra cosa, soprattutto adesso, prima della pausa estiva.
La dead line che si è dato l'ex premier è infatti a settembre. Solo allora il Cavaliere prenderà decisioni operative sul ritorno a Forza Italia e - eventualmente - sul destino dell'esecutivo. Non solo perché dopo l'estate il quadro sarà più chiaro sul fronte degli interventi su Imu e Iva, ma anche perché si diraderanno un po' di nubi su quella che Berlusconi definisce senza esitazioni «una vera e propria persecuzione giudiziaria», «il tentativo - così l'ex premier negli sfoghi privati - di un pezzo della magistratura di farmi finire a piazzale Loreto».

È sotto questo fronte, infatti, che arriveranno indicazioni determinanti, a differenza degli appuntamenti di luglio che - in un senso o nell'altro - vengono dati per scontati. Scontata, infatti, è la sentenza sul Ruby bis (imputati Minetti, Fede e Mora) attesa per il 19 luglio come pure il rinvio a giudizio a Napoli - sempre il 19 - con l'accusa di corruzione di senatori. Allo stesso modo è altrettanto prevedibile che il dibattito sulla ineleggibilità di Berlusconi la cui discussione inizierà giovedì finirà in un ballon d'essai visto che per il Pd sarebbe un suicidio pensare di colpire il leader del principale alleato di governo.

Anzi, come fa notare il senatore Malan, forse «non è un male» che la questione si affronti adesso e non fra qualche mese quando magari un governo in cattive acque potrebbe favorire un asse M5S-Pd che oggi è ipotizzabile solo da chi - tra i grillini e tra i democratici - fa propaganda a uso e consumo del suo elettorato.

Quel che invece non è per nulla scontato è come finirà in Cassazione la partita sui diritti tv Mediaset. La decisione è attesa per la fine dell'anno, ma chi conosce gli equilibri della Suprema Corte sa che già a settembre arriverà un segnale chiarissimo dall'assegnazione della pratica. In base alla competenza per materia il procedimento dovrebbe finire alla Terza o alla Sesta Sezione, che già una volta hanno assolto il Cavaliere (la terza per giunta sulla stessa materia). Così fosse il segnale sarebbe in qualche modo «distensivo» mentre è chiaro che altre decisioni sarebbero considerate in certo senso «ostili».

Nel frattempo, Berlusconi cerca di gestire e sedare gli eccessi e di non far esplodere lo scontro sotterraneo tra falchi e colombe. Probabilmente è anche per questo che stasera sarà presente alla riunione del gruppo parlamentare del Pdl della Camera e domani sera farà lo stesso con quella dei senatori.

La presenza del Cavaliere, infatti, non può che avere un

effetto deterrente rispetto a chi fino a ieri era intenzionato a rimettere sul tavolo la questione di un Pdl troppo schiacciato sulle posizioni del governo. Ancora una volta, insomma, pare che resa dei conti sarà rimandata.

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